Lucifero secondo Stockhausen
A Parigi successo per Samstag aus Licht
Il collettivo creativo-musicale parigino Le Balcon ha avviato nel 2018, in occasione del suo decennale, un progetto ciclopico: realizzare – con cadenza annuale – l’intero ciclo Licht di Karlheinz Stockhausen. Dopo Donnerstag aus Licht, l’afoso giugno della capitale francese ha visto nascere – nel quadro del festival ManiFeste e della chiusura delle attività stagionali alla Philharmonie – l’allestimento di Samstag aus Licht, la giornata che nel ciclo è dedicata a Lucifero: si tratta di una costellazione di brani in sostanza solistici, eseguibili anche separatamente e conduttori di una traiettoria simbologica dispiegabile pienamente nella modalità teatrale (dove sono affiancati da un interprete vocale materializzante la proiettiva figura centrale), intercalati con un ‘saluto’ introduttivo, un vasto pannello per grande organico, e una scena finale da eseguire in un diverso spazio preesistente; che dev’essere, non casualmente, una chiesa, trattandosi dell’esito del percorso psicagogico delle scene precedenti, rafforzato dall’adozione in questa scena del testo in italiano delle Lodi delle virtù francescane (non si dimentichi che l’opera fu commissionata e battezzata dal Teatro alla Scala).
Una relativa agilità strutturale di questa ‘giornata’ non deve mascherare l’impegno richiesto alla produzione: i solisti strumentali alle prese coi vasti episodi loro dedicati nella prima parte devono padroneggiare brani lunghi e complessi, meno nelle tecniche d’emissione, che nella situazione performativa (tra cui l’esecuzione a memoria). La poderosa Luzifers-Tanz per grande organico – come il petroso, assai efficace preludio per ottoni e percussioni – è stata preparata dai giovani dei Conservatori regionali parigini, che hanno dimostrato una tenuta esecutiva lodevolissima. La mise-en-espace, elaborata da un collettivo capitanato da Damien Bigourdan, ha richiesto pure la sua cura realizzativa, soprattutto nella ‘danza’ sopra citata, nella quale le dieci parti del volto di Lucifero – il diabolus, il separatore-analizzatore dell’azione e della conoscenza – son state visualizzate in un fondale-velatino digitale, e movimentate in corrispondenza con l’entrata (anche assai serrata) dei gruppi – posizionati dietro il velatino – e delle figure strumentali corrispondenti. L’azione più articolata è quella dell’ultima scena, di fatto intermedia tra rito e rappresentazione: i numerosi performer del ‘coro’ agiscono perlopiù al perimetro della navata centrale, sia gestualmente sia sonoramente (con la voce, in comportamenti spesso debitori alle modalità di Stimmung, con campanelli e croccole da liturgia, con gli appariscenti zoccoli lignei), mentre solisti vocali e organo delimitano gli estremi inamovibili dello spazio acustico. Gli effetti di dinamica spaziale del suono sono spesso plastici e catturanti, e vicariano una certa staticità centrico-tonale di molta parte della scena, laddove invece quelle precedenti riescono nell’impresa – nonostante i prolungati archi di permanenza dei materiali – di dribblare gravitazione semplicistiche sviluppando, nelle classi omogenee di materiali, campi armonico-melodici sghembi tanto quanto le strutture ritmiche.
Il numeroso pubblico ha molto applaudito tutti gli interpreti, della cui direzione musicale generale si è incaricato Maxime Pascal, sia al termine della parte alla Cité de la Musique, sia alla conclusione definitiva ala Chiesa di Saint-Jacques-Saint-Christophe, dove ha atteso in forze che tutto il rito si chiudesse con una estenuante frantumazione di noci di cocco (non sappiamo se prescritta in partitura, o invenzione della regia). Appuntamento all’ottobre 2020, con Montag aus Licht.
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