MusAnima a L'Aquila
La rassegna curata da Stefano Taglietti
L’Orchestra Sinfonica Abruzzese ha terminato la sua attività pre-sosta con una coppia di appuntamenti dedicata a recenti composizioni per orchestra, in buona parte commissionate, coinvolgendo – per la metà dei brani in programma – studenti di composizione dei tre Conservatori regionali (L’Aquila, Pescara, Teramo), e circuitando i due concerti nelle tre sedi: ‘MusAnima’, questo il titolo della mini-rassegna, è stata curata dal compositore e operatore Stefano Taglietti, che conduce una trasmissione sulla Radio-web pescarese RadiostArt (sulla quale si possono ascoltare interviste ad alcuni autori programmati). Nella formula che ha dato ampio spazio agli allievi dei Conservatori, il primo obiettivo dell’iniziativa è sembrato quello di mettere in circolo virtuoso forze musicali emergenti e professionali del territorio, e portarle – sia gli esecutori, sia i compositori in formazione – a un confronto da un lato con alcune figure compositive italiane di riferimento internazionale (Fedele, Francesconi), dall’altro col pubblico dei tre capoluoghi. All’obiettivo relazionale alludeva il sottotitolo, “crocevia della musica e cultura contemporanea”, col quale la rassegna ha cercato di porsi in qualche continuità con un palinsesto ‘contemporaneo’ più vasto e interdisciplinare esistito – ma solo a L’Aquila – negli scorsi due anni, e purtroppo non sopravvissuto alle difficoltà nelle quali proposte del genere affogano inevitabilmente in mancanza di profonde motivazioni estetiche e collaborative.
L’obiettivo, stavolta più realistico, è apparso centrato almeno sotto il primo aspetto: la risposta dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese, ben guidata da Marco Moresco, è stata positiva, e avrà sicuramente avuto le sue brave retroazioni sui compositori studenti, soprattutto per l’opportunità di verificare all’ascolto il proprio pensiero sinfonico (un’opportunità non frequente, com’è noto, in Italia); questi, poi, hanno potuto conoscere direttamente lavori di musicisti ormai dal percorso consolidato, il che oggi non sarà un problema sul web, ma – fuori dei festivals specializzati, e nella ‘provincia’ – è dal vivo ancora un raro privilegio.
Nel concerto che abbiamo potuto seguire (il secondo), è apparsa oggettiva la peculiare fase creativa che attraversano i compositori studenti; ma questo va da sé, e anzi impone di premiare le diverse qualità che s’intravedono, più o meno mature, in Preludio di Stefano Befacchia (con la modellizzazione di differenti riferimenti stilistici, tra i quali cui emerge il post-minimalismo), in çelişki del turco Ilkay Bora Öder (un lavoro di encomiabile nerbo ritmico – immancabili le aggregazioni metriche non-simmetriche – e di robusta orchestrazione), e in Il sonno della ragione di Federico Santori, dove si è ascoltato un gusto già avanzato per gli impasti timbrici e per il rapporto texture-gesto formale. Nothar di Ivan Fedele si è rivelato il testo più impegnativo per il complesso, in virtù della vertiginosa espansione delle trame adamantine del quartetto a un organico di ampio gruppo d’archi (contrabbassi compresi). Più a suo agio, l’Orchestra, nelle sottili, eleganti metamorfosi di un ristretto numero di figure, che si sono avvicendate in Grammatica dell’anima di Federico Gardella, un pannello di un trittico in costruzione; o nelle poderose superfici sonore che, in Fenice d’Acqua, Alessandra Ravera ha saputo annodare con un piglio espressivo che non esito a definire ‘drammatico’. La risposta del pubblico sembra esser stata generalmente buona, meno che nell’appuntamento seguito, in una domenica aquilana insolitamente calda: clima, e inconsulto spostamento di luogo, avranno avuto il loro peso, ma la speranza è che una proposta del genere possa continuare in futuro la sua irrinunciabile seminagione.
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