Omaggio a Rossini alla Scala
Riccardo Chailly e la Messa per Rossini con l'Orchestra del Teatro alla Scala
Onore al merito a Riccardo Chailly per aver presentato alla Scala la Messa per Rossini che Ricordi per iniziativa di Verdi commissionò a diversi compositori nel 1869 per ricordare il grande pesarese a un anno dalla scomparsa (oggi anticipa di poco l' anniversario rossiniano dei 150 dalla morte). All'epoca l'operazione raccolse tredici partiture di autori residenti in diverse città d'Italia, a simboleggiare l'omaggio di tutta la nazione, ma non andò a buon fine. L'esecuzione prevista nella chiesa di San Petronio di Bologna non fu possibile perché l'impresario bolognese Scalanberni, osteggiatore del progetto verdiano, all'ultimo negò le voci soliste e il coro impegnati al Teatro Comunale.
La messa è un'opera monumentale e ha richiesto un grande impegno al coro scaligero diretto da Bruno Casoni, ai cinque ottimi cantanti (Maria José Siri, Veronica Simeoni, Giorgio Berrugi, Simone Piazzola, Riccardo Zanellato), all'orchestra del teatro, nonché allo stesso Chailly, perfetto interprete e controllore della difficile impresa. A riprova del buon esito la sala piena zeppa e gli interminabili applausi a fine serata (più trattenuti invece al termine della prima parte del concerto). L'ascolto, assolutamente gradevole, ha confermato una strana sensazione di omogeneità fra i diversi brani, forse dovuta allo spirito del tempo, forse al fatto che gli autori (a eccezione di Verdi) erano tutti legati alla cultura accademica dei conservatori e per tanto avevano basi formali comuni. Ma proprio questa contiguità ha dato anche l'impressione che il finale Libera me, Domine, ripreso poi da Verdi nel suo Requiem, soffra in qualche modo di questa sistemazione antologica perché ne emergono i pochi momenti retorici e rimangono un po' in ombra quelli più geniali (l'effetto inverso lo dà la sua collocazione nel Requiem). Ciò detto, ci sono anche altri brani che hanno maggiore identità espressiva, come il Confutatis maledictis di Raimondo Bucheron e il Sanctus di Pietro Platania.
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