Musica del dolore

"Infinite Now" di Chaya Czernowin al Nationaltheater di Mannheim

Recensione
classica
Nationaltheater Mannheim Mannheim
Chaya Czernowin
26 Maggio 2017
Non è tanto il tempo la dimensione che domina il nuovo lavoro dell’israeliana Chaya Czernowin, “Infinite Now”, un titolo che è quasi un ossimoro, nato dalla collaborazione fra il parigino IRCAM, l’Opera delle Fiandre e il Nationaltheater di Mannheim, dove viene ripreso lo spettacolo a poco più di un mese dal debutto in Belgio. Costruito su sei sequenze o “atti”, come riporta il libretto, che definisce “opera” questo lavoro difficilmente classificabile secondo categorie tradizionali, “Infinite Now” è un affresco sonoro in cui musica e testo concorrono, in un maniera quasi indipendente, a definire uno spazio astratto in cui l’inquietudine domina. Così come “infinite” e “now” del titolo evocano due prospettive temporali inconciliabili che possono coesistere solo nella dimensione della memoria, presente nei due testi principali ridotti nel libretto a brani recitati o cantati senza una precisa scansione narrativa (e quindi temporale), cioè il racconto “Homecoming” della cinese Can Xue e il dramma “Front” di Luk Perceval, coautore con Czernowin del libretto e regista della produzione, ispirato al classico antibellico “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque. Una donna senza nome alle prese con un luogo, una casa, inafferrabile e indefinibile che crea tensione e angoscia. E la stessa tensione e angoscia è quella dei soldati al fronte nella durissima guerra di trincea del racconto di Remarque. Brani sparsi recitati in lingue diverse, non tradotte per amplificare il senso di smarrimento, riverberati nel canto e sostenuti dalla densa trama sonora fatta soprattutto di rumori e suoni naturali elaborati nella complessa musica elettronica alla quale l’orchestra aggiunge la fisicità dei timbri. Allestimento rigoroso di Luk Perceval, con colori al minimo come i movimenti, sempre rallentatissimi, letteralmente costruito sui corpi dei sei cantanti e dei sei attori sempre in scena e sui contrasti di luce, dalla notte al lattiginoso sfondo dell’ultimo movimento, forse un soffio di speranza. Pubblico decisamente scarso alla prima tedesca, molte partenze durante le due ardue ore e mezza senza pausa. Applausi.

Note: Un progetto in cooperazione fra Nationaltheater Mannheim, Kunsthuis Opera Vlaanderen e IRCAM - Centre Pompidou (Parigi). Commissione finanziata dalla Ernst von Siemens Musikstiftung. Date rappresentazioni: 26, 28, 31 maggio, 5, 7 giugno 2017.

Interpreti: Karen Vourc'h (soprano), Ludovica Bello (mezzosoprano), Noa Frenkel (contralto), Terry Wey (controtenore), Vincenzo Neri (baritono), David Salsbery Fry (basso), Roy Aernouts, Benjamin-Lew Klon, Didier de Neck, Oana Solomon, Rainer Süßmilch, Gilles Welinski (recitanti)

Regia: Luk Perceval

Scene: Philip Bußmann

Costumi: Ilse Vandenbussche

Orchestra: Orchestra del Nationaltheater di Mannheim

Direttore: Titus Engel

Luci: Mark van Denesse (video di Philip Bußmann)

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