Wagner come avventura esistenziale

A Monaco il "Tannhäuser" secondo Castellucci con la direzione di Petrenko

Recensione
classica
Bayerische Staatsoper Monaco
Richard Wagner
25 Maggio 2017
Tenetevi forte: a Monaco va in scena il “Tannhäuser” secondo Romeo Castellucci. Castellucci non è regista da spettacoli “carini”: o si ama o si odia. Gli piace lasciare un segno forte e allora incide nel profondo della carne del testo su cui lavora e non ha paura di sollevare questioni esistenziali fondamentali ma scomode per chi pensa che il teatro sia un luogo dove passare un paio d’ore di svago. Con queste premesse, il suo “Tannhäuser” nel teatro wagneriano di elezione, Bayreuth a parte, era votato a destabilizzare, come hanno confermato le sonore contestazioni alla prima dello spettacolo al Nationaltheater. Ovviamente anche questo suo “Gesamtkunstwerk” wagneriano (Castellucci firma regia, scene, costumi e luci) è una testimonianza di teatro di regia radicale condotta con un segno scenico di estremo rigore e immagini di abbacinante nitore. Già nell’ouverture trenta amazzoni a seno nudo e armate di arco e frecce, che scagliano contro l’immagine di un occhio, dipingono un paesaggio del mito che rivela l’orrore di un Venusberg di corpi sfaldati in una poltiglia organica come in una creazione di John Isaacs. Il rifiuto di Tannhäuser di quel mondo ideale solo per chi non lo conosce è netto così come la costante sua aspirazione a una condizione “altra” che si ripropone nuovamente, dopo il rito della fratellanza di sangue con il gruppo dei cantori di corte, anche nella geometrica ritualità della corte di Turingia durante la tenzone sulla natura dell’amore. Che si tratti della descrizione di un percorso esistenziale diventa chiarissimo nel terzo atto quando, con uno scarto drammaturgico spiazzante, il racconto wagneriano spogliato di ogni connotazione strettamente narrativa viene contrastato con la rapprentazione della morte di Klaus e Anja, sì proprio i due protagonisti sulla scena del Nationaltheater, i cui cadaveri vengono esibiti nel processo di decomposizione progressivo fino al divenire polvere che torna a mescolarsi nell’universo fra i cori festanti del popolo di Turingia. Marcatamente meno controversa ma altrettanto forte la prova del direttore Kirill Petrenko, festeggiatissimo dal pubblico con ovazioni anche più vigorose di quelle rivolte ai solisti di canto: il suo Wagner non finisce mai di stupire per la vocazione antiretorica, la bellezza e la pienezza del suono che riesce a ottenere dall’encomiabile Bayerisches Staatsorchester e l’equilibrio che mantiene con la scena. Gemma preziosa: il lied di Wolfram della tenzone cantato con un filo di voce e accompagnato da un’orchestra quasi incorporea. Un cast encomiabile senza riserve e eccezioni aggiunge valore a una produzione di grande livello dell’Opera bavarese. Anja Harteros e Christian Gerhaher si meritano gli applausi più convinti per un indubbio carisma ma per la cura estrema della parola scenica. Klaus Florian Vogt, al debutto nel ruolo, infonde un insolito colore lirico al suo Tannhäuser e Georg Zappenfeld rende protagonista il langravio Hermann grazie alla indiscutibile classe di interprete. Vocalmente ineccepibile anche Elena Pankratova come Venus che tuttavia manca di segno personale. Superlativo il coro istruito da Sören Eckhoff. Un trionfo.

Note: Nuovo allestimento della Bayerische Staatsoper. Date rappresentazioni: 21, 25, 28 maggio, 4, 8 giugno e 9 luglio 2017. In tournée in Giappone il 21, 25, 28 settembre 2017. La recita del 9 luglio è trasmessa in streaming live nel sito di Staatsoper.TV (https://www.staatsoper.de/tv.html)

Interpreti: Georg Zeppenfeld (Hermann, Landgraf von Thüringen), Klaus Florian Vogt (Tannhäuser), Christian Gerhaher (Wolfram von Eschenbach), Dean Power (Walther von der Vogelweide), Peter Lobert (Biterolf), Ulrich Reß (Heinrich der Schreiber), Ralf Lukas (Reinmar von Zweter), Anja Harteros (Elisabeth), Elena Pankratova (Venus), Elsa Benoit (Ein junger Hirt), Solist/en des Tölzer Knabenchors (Vier Edelknaben)

Regia: Romeo Castellucci

Scene: Romeo Castellucci

Costumi: Romeo Castellucci

Coreografo: Cindy Van Acker

Orchestra: Bayerisches Staatsorchester

Direttore: Kirill Petrenko

Coro: Coro della Bayerische Staatsoper

Maestro Coro: Sören Eckhoff

Luci: Romeo Castellucci (video: Marco Giusti)

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

L'opera corale al Valli di Reggio Emilia

classica

Napoli: l’Ensemble Mare Nostrum sotto la direzione di Andrea De Carlo e con il soprano Silvia Frigato 

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion