“Alcuni antopologi proverebbero piacere a insegnarci che le razze sono tutte ugualmente dotate; noi guardano alla storia e rispondiamo: è una menzogna!” Così scriveva nel primo decennio del secolo scorso Houston Stewart Chamberlain nel famigerato “I fondamenti del diciannovesimo secolo”, testo destinato a diventare cardine ideologico della Germania nazista nella sua esaltazione della superiorità della razza ariana e la virulenta carica antisemita. Quello stesso Chamberlain torna alla ribalta come protagonista di un’opera commissionata dal Badisches Staatstheater di Karlsruhe al compositore israeliano Avner Dorman, significativamente presentata in occasione della giornata della memoria per le vittime dell’Olocausto.
Di Olocausto non si parla affatto nel lavoro di Avner, che guarda piuttosto a come a quel tragico epilogo portò il veleno dell’antisemitismo che si sprigionò sul finire del secolo XIX anche (ma non solo) a opera di Chamberlain, che a quei veleni provò a dare una veste sedicente “scientifica”. Centro della vicenda è Wahnfried, il luogo “dove le mie illusioni trovano pace” (Richard Wagner), la villa di Bayreuth destinata a diventare l’estremo rifugio del compositore e quindi centro di diffusione dell’ideologia wagneriana.
È certo che più di qualcuno proverà un certo fastidio a vedere associato ancora una volta Wagner al nazismo. L’opera però è attenta a separare le responsabilità storiche del compositore da chi di Wagner gestì l’eredità spirituale e artistica, e su questo gli autori non esitano a dare la croce a Cosima, dipinta come un’astiosa comare arroccata nella fortezza di Bayreuth, ossessionata da immaginari complotti giudaici sempre dietro l’angolo e alla ricerca incessante di un Erlöser, un redentore che di Wagner perpetui il mito. Non potrà essere di certo il fragile Sigfried e meno ancora la litigiosa compagine delle figlie. Piuttosto sarà Chamberlain prima, un modesto cacciatore di insetti col complesso di inferiorità nei confronti degli adorati ariani, e quindi, sulle macerie ancora fumanti della catastrofica avventura bellica del vanesio Guglielmo II (fervente ammiratore delle teorie di Chamberlain) e della sventurata avventura di Weimar, e quindi quel giovane ed esaltato capo degli apostoli della rinascita germanica. Certo il grado di approfondimento è quello di un bigino (del resto è un’opera e non un saggio storico) e le due ore e mezza scorrono veloci fra una pletora di personaggi trattati con gusto caricaturale quando non macchiettistico, cui si presta la musica di Avner, di sapore post-berghiano ma spesso animata da ballabili da cabaret intellettuale. Se un certo sapore di musical si sente nella musica, l’allestimento di Keith Wagner lo esalta per cuocere uno spettacolo accattivante e piuttosto divertente. Il centro del mondo di “Wahnfried” è il palcoscenico del teatro di Bayreuth, sul quale si affaccia la società dei benpensanti wagneriani e dal quale si irraggia il verbo del Maestro, il cui demone ricompare beffardo come il Jocker di Batman. Più incendiario che mai (e Bakunin lo spalleggia), è quel demone a decretare lapidario il fallimento umano di Chamberlain: “Non hai capito niente: non me, non la vita, sei una nota a margine, un percorso sbagliato. Non lo sapevi che tutti i miei eroi hanno fallito?” Pubblico piuttosto numeroso e attento, generoso di applausi con i numerosi artefici del riuscito spettacolo.
Note: Commissione del Badisches Staatstheater di Karlrsruhe. Date rappresentazioni: 28 gennaio; 2, 16 febbraio; 19 marzo; 12, 28 aprile; 12 maggio 2017.
Interpreti: Matthias Wohlbrecht (Houston Stewart Chamberlain), Christina Niessen (Cosima Wagner), Barbara Dobrzanska (Anna Chamberlain, Houstons erste Ehefrau), Andrew Watts (Siegfried “Fidi” Wagner), Ina Schlingensiepen (Winifred Wagner, seine Frau), Agnieszka Tomaszewska (Eva Chamberlain, Houstons zweite Ehefrau), Armin Kolarczyk (Wagnerdämon), Eleazar Rodriguez (Der Meisterjünger [Hitler]), Renatus Meszar (Hermann Levi), Jaco Venter (Der Kaiser), Konstantin Gorny (Bakunin), Irina Simmes (Isolde Wagner), Christina Mohari, Simona Habich (Daniela & Blandine, Cosimas Töchter aus erster Ehe), Maike Etzold, Camelia Tarlea, Ulrike Gruber, Susanne Schellin, Doru Cepreaga, Arno Deparade, Manuel Oswald, Harrie van den Plas (Passanten), Eui Kyung Kim, Masami Sato, Dagmar Landmann, Julia Mazur, Ursula Hamm-Keller, Uta Hoffmann, Johannes Eidloth, Volker Hanisch, Alexander Huck, Wolfram Krohn (Wagnerianer)
Regia: Keith Warner
Scene: Tilo Steffens
Costumi: Julia Müer
Orchestra: Badische Staatskapelle
Direttore: Justin Brown
Coro: Badischer Staatsopernchor und Extrachor
Maestro Coro: Ulrich Wagner
Luci: Stefan Woinke (video: Manuel Kolip)