Sakuntala di Alfano a Catania
Un titolo inconsueto al Teatro Massimo Bellini, in un nuovo allestimento
Recensione
classica
Al Teatro Massimo Bellini è andato in scena un nuovo allestimento (firmato Massimo Gasparon) di Sakuntala di Alfano. Si tratta dunque della ricostruzione (1952), da parte dello stesso compositore, della partitura creduta perduta durante la seconda guerra mondiale, e poi ritrovata in prossimità della ripresa romana del 2006. Sarebbe interessante approfondire un’analisi comparata della strumentazione, che è insieme alla condotta armonica il dato più interessante – senza essere rigido (come il libretto, dello stesso compositore) – del lavoro, e verificare se le qualità di sicuro e ben padroneggiato eclettismo (Richard Strauss, i francesi, i russi, il Puccini più complesso anche armonicamente) erano le stesse nel 1921. Per intanto, si può apprezzare lo sforzo del teatro catanese di offrire al suo pubblico (purtroppo non numeroso) un titolo inconsueto, per il quale Gasparon confeziona una regia illustrativa, efficace nelle scenografie, con qualche ingenuità gestuale (le api non sono zanzare, e non si eliminano tentando di schiacciarle a due mani…) che dà spazio all’ubertosa musica e alle performance vocali. Che sono state nel complesso positive sia per i ruoli dei protagonisti, quello eponimo (Silvia Dalla Benetta), e il Re (Enrique Ferrer), e hanno fatto registrare buone indicazioni anche per altri ruoli: ad esempio le "amiche" Priyamvada (una solida Kamelia Kader) e Anusuya (ben in ruolo Eleonora Cilli), il Kanva di Francesco Palmieri, l’Alessandro Vargetto a suo agio in Durvasas, o il preciso intervento di Salvatore Fresta (un pescatore). Ha diretto Niksa Bareza l’Orchestra e il Coro (impegnative le sue parti) del Teatro Massimo Bellini.
Regia: Massimo Gasparon
Scene: Massimo Gasparon
Costumi: Massimo Gasparon
Direttore: Niksa Bareza
Maestro Coro: Ross Craigmile
Luci: Massimo Gasparon
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