Il Leone di Venezia

Otello ha aperto il Macerata Opera Festival

Recensione
classica
Macerata Opera Festival
Giuseppe Verdi
22 Luglio 2016
Opera inaugurale del Macerata Opera Festival, l’Otello verdiano ha attirato un pubblico foltissimo. L’allestimento dello spagnolo Paco Azorin ha sottolineato fin dai primi momenti dell’opera la tragedia incombente, senza mai dare spazio alla luce. Colori cupi, cieli fitti di nubi e mari in tempesta, che solo sull’epilogo hanno trovato la calma, hanno caratterizzato la scenografia, composta da elementi essenziali che hanno consentito rapidi cambi di scena a vista. Un enorme leone di Venezia ha dominato tutte le scene, e invero non necessitava di essere poi moltiplicato attraverso le videoproiezioni. Una certa ridondanza di simbologie ha guastato la linearità della scena, sottolineando i significati portati dal libretto e dalla musica: la nuvola di fumo che attornia Otello al reiterato “Vigilate!” di Jago; i sonetti di Shakespeare proiettati sul muro del teatro; il volto di Cassio moltiplicato come una maschera sulle gorgiere dei coristi. Non sempre funzionali i sei scagnozzi di Jago vestiti in pelle sempre presenti in palcoscenico, anche prima dell’inizio e nell’intervallo: di volta in volta spie, ossessioni che circuiscono Otello, suoi aiutanti nell’assassinio, macchinisti. I tre protagonisti principali hanno ben sostenuto gli amplissimi spazi aperti del teatro, soprattutto nel terzo e quarto atto. In particolare Frontali ha sfoggiato una voce piena e sicura e una ottima interpretazione del personaggio, e la Nuccio degli inimmaginabili passaggi a mezza voce. Da Neill, imponente presenza scenica, ci saremmo aspettati invece più pathos e presenza vocale. Di qualità gli interventi del coro e la direzione precisa ed attenta di Frizza, che ha saputo trarre il meglio da un’orchestra numericamente un po’ sfornita nella sezione degli archi.

Interpreti: Stuart Neill, Otello Jessica Nuccio, Desdemona Roberto Frontali, Jago Tamta Tarieli, Emilia Davide Giusti, Cassio Manuel Pierattelli, Roderigo Seung Pil Choi, Lodovico Giacomo Medici, Montano Franco di Girolamo, un araldo

Regia: Paco Azorin

Scene: Paco Azorin

Costumi: Ana Garay

Orchestra: FORM- Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

Direttore: Riccardo Frizza

Coro: Coro Lirico Marchigiano "Vincenzo Bellini"

Maestro Coro: Carlo Morganti

Luci: Albert Faura

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Ravenna l’originale binomio Monteverdi-Purcell di Dantone e Pizzi incontra l’eclettico Seicento di Orliński e Il Pomo d’Oro

classica

Per la prima volta quest’opera di Händel è stata eseguita a Roma, in forma di concerto

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana