Viva la Scuola Napoletana
Pagine sacre di Feo e Manna con i Talenti Vulcanici
Recensione
classica
Probabilmente ispirati dalle scorse celebrazioni di Niccolò Jommelli della Fondazione Pietà de’ Turchini, alla Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco di Napoli si è gustato un trio di compositori della scuola napoletana insolito, con tre generazioni in cronologia Feo – Manna, presentati per l’inaugurazione della nuova stagione 2015-16. Cesellate come miniature, profonde ed eleganti, ma monocrome, le opere sacre di questa, si potrebbe dire, larga famiglia musicale. Francesco Feo (1691-1761) è strettamente connesso con l’antico Conservatorio Santa Maria della Pietà dei Turchini e vicino anche alla deputazione del Purgatorio ad Arco, ed a lui sono connessi i Manna, Gennaro (1715-1779) suo diretto nipote e Gaetano (1751-1804) altrettanto nipote di Gennaro. Le “Lamentazioni del Giovedì Santo” sono state ben eseguite sotto la direzione di Emanuele Cardi, anche all’organo, dall’ensemble giovanile Talenti Vulcanici, in una nuova collaborazione con l’Opera Pia Purgatorio ad Arco, e promosse dalle recenti ricerche nei suoi archivi amministrativi del giovane musicologo Giacomo Sances. L’idea del progetto è di Paologiovanni Maione. La “famiglia” Feo-Manna testimonia ancora una volta la vivacità della scena musicale napoletana del Settecento. Compositori a metà tra la genialità di Leonardo Vinci e il conservatorismo stilistico di Leonardo Leo. Alla base del repertorio proposto la musica sacra, un insieme di arie e recitativi. Di Feo, che ha composto per tutti i generi della musica da chiesa, qui sono state proposte le cantate spirituali. L’organico: sei violini ed il continuo. Il direttore si è limitato alle cadenze tonica-dominante ben evidenziate, senza veri effetti di contrasto nelle tonalità minori. Le arie non sono mai troppo virtuosistiche, poco più nelle arie di Feo, con spesso accompagnamento dei violini omofonico ed in raddoppio alla voce. Alle già chiare modulazioni molto lineari sui principi base della forma sonata, l’ensemble aggiunge contrasti sonori tra il tutti ed il continuo, e la tinta è tutta lì. Tiorba, violoncello, contrabbasso, fagotto e organo, sempre molto eleganti negli accompagnamenti. Guarda oltre Gennaro: temi più complessi, distribuiti in dialogo tra l’orchestra e il soprano assecondando cadenze di tradizione. Il tutto ben interpretato dal soprano Silvia Frigato, che, forse a tratti più teatralmente efficace che vocalmente, ma di timbro curato, sfoggia sempre una tinta morbida che schiude pathos, anche nei momenti più statici della partitura. Gaetano rappresenta, insieme a Paisiello e Zingarelli, la fase finale della tradizione napoletana per musica da chiesa, con picchi di tendenze verso sviluppi di più individuali parti strumentali. L’ensemble Talenti Vulcanici complessivamente in sinergia con il direttore e la voce solista, ossia giovani, entusiasti, a volte un po’ troppo sonori, ma espressivi ed in stile. Non tutto il concerto mantiene lo stesso livello di qualità e ispirazione, ma raggiunge spesso puri momenti di “stile galante” in simpatetiche risonanze in tutti e tre i compositori. Uno stile che è nella musica e si rispecchia nell’immagine complessiva della Fondazione de’ Turchini, che sta intercettando modelli artistici di valore accostandoli a uno stile squisitamente locale, napoletano ed irripetibile.
Interpreti: soprano Silvia Frigato, primo violino Iskrena Yordanova
Orchestra: Ensemble Talenti Vulcanici
Direttore: Emanuele Cardi
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