Proprio un'isola magica: ci aveva visto lungo Bernstein quando compose “Trouble in Tahiti” nel 1952 descrivendo le relazioni di una coppia tra aspettative e litigi, passioni e disillusione, speranze e tristezze, in una partita di scambi emotivi altalenanti alla stregua della più improbabile trama di un film americano. Ma non è stato il solo. L'operazione messa in atto da Matthias Lošek, nuovo direttore artistico per l'opera a Bolzano, e Patrick Bialdyga, regista del secondo appuntamento per la stagione alto-atesina, è stata un'intuizione più che illuminata, mostrando come sia possibile e pure semplice attualizzare l'opera e mantenere il pubblico incollato alla sedia.
La serata proponeva accoppiate l'opera di Bernstein con la mini-opera di Barber “A Hand of Bridge”, poco più di un'ora di spettacolo senza soluzione di continuità, introducendo ed intervallando i due titoli e alcune scene di “Trouble in Tahiti” con la proiezione di diverse interviste realizzate a sei coppie di oggi, eterogenee per età, estrazione sociale, professione e stile di vita. Un vero talk show televisivo, con tanto di divano extra-large, sulle relazioni amorose contemporanee, con domande sull'intesa, il menage quotidiano, il primo incontro, la visione del futuro; praticamente gli stessi pensieri, le stesse emozioni, gli stessi sogni di Geraldine e David, Sally e Bill, Dinah e Sam, le coppie degli anni '50 raccontate da Barber e da Bernstein. Tra le atmosfere jazz del primo e quelle da musical del secondo (con le coreografie alla Grease di Friedrich Bűhrer, tra Marilyn e Fonzie) il pubblico finisce per sentirsi un po' Freud, con uno sguardo dentro le relazioni degli altri per arrivare a scoprire la proprie, così simili a quelle dei protagonisti sul palcoscenico, così simili a quelle del vicino di sedia.
Buono il nuovo allestimento dell'Opera di Lipsia (“Trouble in Tahiti” aveva debuttato lo scorso settembre allo Siegelzelt di Lipsia), in coproduzione con la Fondazione Haydn, che mette in scena un cast giovane e convincente. Psicologicamente fine la regia nell'interazione dei protagonisti sull'unico palcoscenico rotante (bellissima in questo senso la Scena 3 di Bernstein). Unico dubbio per amore filologico: la traduzione tedesca di entrambe le opere. In realtà non immotivata. Se consideriamo la produzione di un teatro tedesco, la realizzazione anche delle interviste nella lingua di Goethe nonché la maggioranza (i due terzi) di popolazione di madrelingua tedesca a Bolzano, tutto mantiene un senso per questo Teatro e di sicuro ci guadagna nell'immediatezza comunicativa.
Note: Video: Isabel Bialdyga
Drammaturgia: Christian Geltinger
Coproduzione Oper Leipzig, Fondazione Haydn di Bolzano e Trento
Nuovo allestimento
Interpreti: Geraldine/Dinah: Jennifer Porto
David/Sam: Toby Girling
Sally/Jazz Trio: Sandra Maxheimer
Bill/Jazz Trio: Patrick Vogel
Jazz Trio: Felix-Tillmann Groth
Regia: Patrick Bialdyga
Scene: Norman Heinrich
Costumi: Silke Maria Wey
Coreografo: Friedrich Buehrer
Orchestra: Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore: Anthony Bramall