L'anima della fisarmonica
Sperimentazione e contemporaneità nell'avvincente recital di Luca Piovesan
Recensione
classica
Avvolto nell’oscurità, nel suggestivo spazio del Teatro Fondamenta Nuove, Luca Piovesan, artista in residence, ha regalato al pubblico veneziano una serata dedicata alla storia più recente del repertorio per fisarmonica svelandone tutte le potenzialità espressive e tecniche. Da una cinquantina d’anni questo strumento, legato nell’immaginario collettivo alla tradizione popolare, è stato riscoperto dai compositori di musica colta come uno dei luoghi privilegiati di sperimentazione nella ricerca di nuove sonorità, con indagini acustiche e tecnologiche. L‘appassionante recital del giovane interprete veneto, organizzato nell’ambito del Festival Lo Spirito della Musica di Venezia, comprendeva una variegata scelta di opere che spaziavano dai primi lavori degli anni Settanta fino alla contemporaneità. Se Vladislav Zolotariov nella Sonata n. 3, presentata nel 1972 all’Unione sovietica dei compositori, utilizza una scrittura di tipo ancora accordale e lontana dalle tecniche estese, Filippo Perocco valorizza i diversi tipi di attacco e la capacità dello strumento di produrre microtoni, mentre Gabriél Malancioiu ne esplora la capacità di creare contrasti melodici, timbrici, armonici e di articolazione. Se in Nildo Sanvido brillano l'agile mobilità e il respiro della scrittura, una fantasmagoria timbrica accompagna le ricerche polispaziali di Yotam Haber, di cui è stato presentato in prima assoluta Study#2, vortice speculare di scale e arpeggi reso possibile dall’intreccio tra suono acustico e nastro. Road Runner di John Zorn chiude con levità la serata, ma il puzzle dal sapore vagamente cageano, che ricostrusice il mutare repentino dei canali televisivi, rappresenta un autentico arsenale di effettistica e gestualità.
Successo caloroso per un interprete d’eccezione.
Interpreti: Luca Piovesan
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