Il ritorno di Don Checco
Riscoperta al San Carlo l’opera buffa di Nicola De Giosa che trionfò nel pieno Ottocento
Recensione
classica
Don Checco del barese-napoletano Nicola De Giosa ebbe un clamoroso fino al 1887 in Italia e fuori. Poi l’oblio che ha coperto il suo autore fino ai nostri giorni. Questa prima ripresa scenica moderna nasce dalla collaborazione tra San Carlo e Festival della Valle d’Itria, dove sarà proposta nel 2015, e si ambienta bene nel teatrino di corte del Palazzo Reale. Deliziosa la scena d’osteria disegnata da Rubertelli con bei costumi e buona prova del coro maschile, qualche sfasatura nella piccola orchestra diretta con slancio da Francesco Lanzillotta. Esile la vicenda disegnata da Almerindo Spadetta,pretesto per una garbata messa in scena di Lorenzo Amato, che esalta la tradizione della farsa napoletana fino a Totò. La partitura è un fiume di musica, piena di citazioni, ben orchestrata e dal ritmo forsennato, con impervie cabalette del protagonista Don Checco (all'epoca il mitico Casaccia), unico a cantare e parlare in lingua napoletana: Bruno Taddia è all’altezza della sfida, proponendo una comicità misurata ed elegante. Gli altri cantano poco ma bene: soprattutto convincente l’unica donna in scena, Carmen Romeu nei panni di Fiorina, figlia dell’oste Bartolaccio che ottiene alla fine il sospirato matrimonio col garzone Carletto, grazie alla generosità del Conte travestito da pittore e soprattutto alla schiettezza popolare di Don Checco inseguito dall'esattore Succhiello. Stupefacente l’attualità del finale dove, in napoletano, si elogia il debito come condizione universale dell’uomo, in cui sguazzano tutte le figure dei lavoratori di un teatro, dal librettista al compositore, dall’impresario al direttore e ai cantanti: il pensiero corre ovviamente alle condizioni del San Carlo e di gran parte delle Fondazioni Lirico Sinfoniche. Almeno per una sera si sorride.
Note: Edizione critica di Lorenzo Fico. Coproduzione con il Festival della Valle d'Itria che l'ha inserita nella stagione 2015
Interpreti: Carmen Romeu (Fiorina) Fabrizio Paesano (Carletto) Giulio Mastrototaro (Bartolaccio) Salvatore Grigoli (Roberto) Bruno Taddia (Don Checco) Vincenzo Nizzardo (Succhiello)
Regia: Lorenzo Amato
Scene: Nicola Rubertelli
Costumi: Giusi Giustino
Orchestra: Teatro San Carlo
Direttore: Francesco Lanzillotta
Coro: Teatro San Carlo (solo maschile)
Maestro Coro: Salvatore Caputo
Luci: Alessandro Carletti
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte