Tra Iside e Osiride
Napoli: Aida apre la stagione del San Carlo
Recensione
classica
I lavoratori del San Carlo in agitazione hanno affidato a un comunicato l'impegno di consentire la sofferta inaugurazione della stagione. La regia di Franco Dragone, personalità teatrale internazionale, ha smitizzato le presunte grandiosità di Aida, riconducendo il dramma alla sua essenza terrena: un conflitto nella desolazione del deserto dove guerra e incomunicabilità tra popoli condizionano il tragico epilogo di una storia d’amore impossibile. La prima parte è accesa dall'infuocato globo del sole-osiride, che rende il terreno fumante come i Campi Flegrei ed esalta i colori della passione e del potere (rosso e oro), la seconda nella morbida penombra della luna-iside, che scolpisce le immagini caravaggesche dei poveri corpi straziati degli schiavi (il riferimento alla Napoli spagnola è voluto). I costumi come sempre creativi di Giusi Giustino e i ponderati effetti video di Olivier Simola contribuiscono a movimentare le scene di Benito Leonori, in cui colonne e statue pendono all’ingiù come archeologia spaziale. Il progetto è coerente ma la realizzazione si scontra con la partitura musicale, che chiede altra coerenza ed altro vigore per emozionare, rispetto ad una direzione di Nicola Luisotti precisa ma troppo algida per Verdi. L’orchestra suona, qualche imprecisione nel coro e soprattutto negli assiemi con l’effetto specchio del secondo direttore dall’altra parte del palcoscenico, voci in crescendo positivo verso il finale: si distinguono nel primo cast Marco Vratogna (Amonasro) e Ekaterina Semenchuk (Amneris), nella media l’Aida della colombiana Lucrecia García e meglio nella seconda parte il Radamès di Jorge De León. Anche il regista considera estranei al dramma i balletti preferendo vestire con tutù e calzamaglie ottocenteschi i bravi ragazzi del corpo di ballo.
Note: L'opera è un omaggio, nel bicentenario verdiano, al soggiorno napoletano di Verdi che curò personalmente la prima di Aida a Napoli nel 1873.
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