Carmen in pantaloni

Allo Sferisterio di Macerata

Recensione
classica
Macerata Opera Macerata
George Bizet
22 Luglio 2012
Una Carmen essenziale, violentemente realistica e drammaticamente calata nella contemporaneità è quella presentata dalla regista Serena Sinigaglia a Macerata Opera Festival. Nessun riferimento al folklore spagnolo e a zingari stereotipati: in scena sono piuttosto la passione, la sete di libertà e la morte, qui presentati con linguaggi gestuali e scenici scarni, crudi, osceni nel loro essere diretti e veri. Una Carmen di una carnalità quasi primitiva, in pantaloni e gilet, vistosamente tatuata, volgare, sciatta, una cupa prostituta di basso rango che si siede, invero in modo molto poco femminile, a gambe larghe; un luogo "non luogo", solo fatto di terra e mucchi di terra, sullo sfondo uno squarcio del muro, unici arredi cassette di plastica, bottiglie vuote, scatoloni, sacchetti per trasportare le proprie povere cose. Non cambi di costume, né di scena, solo linee di transenne che vengono spostate per evocare i luoghi. La Sinigaglia si è ispirata alla chabola di Siviglia, dove vive oggi in Europa la più grande comunità gitana. Nelle ambientazioni di questa periferia degradata la liaison de scène è per lo più un danzatore (?) nei panni di un giovane alcolizzato, bottiglia in mano, che si trascina sul palcoscenico, semi incosciente. E del resto l'alcol la fa da padrone, con Escamillo che entra in scena anche lui armato di bottiglia, e Carmen che trasforma in strumenti percussivi due bottiglie di birra. Nel complesso, un'interpretazione non molto esaltante, vuoi per il maltempo, che ha fatto interrompere lo spettacolo per dieci minuti a metà del secondo atto e poi definitivamente all'inizio del quarto; vuoi per l'assenza di eccellenze canore (Carmen, Micaela e don Josè dignitosi, Escamillo con poca voce) vuoi per l'orchestra non sempre ben allineata con il canto.

Note: repliche: 28 luglio, 3 e 11 agosto

Interpreti: Carmen, Veronica Simeoni; Micaela, Alessandra Marianelli; Frasquita, Pervin Chakar; Mercédès, Gabriella Sborgi; Don José, Roberto Aronica; Escamillo, Gezim Myshketa; Le Dancaire, Cristiano Palli; Le Remendado, Stefano Ferrari; Zuniga, Pietro Toscano; Moralès, Daniele Piscopo.

Regia: Serena Sinigaglia

Scene: Maria Spazzi

Costumi: Federica Ponissi

Corpo di Ballo: Ensemble di teatro fisico Balletto Civile

Coreografo: Michela Lucenti

Orchestra: Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

Direttore: Dominique Trottein

Coro: Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini"

Maestro Coro: David Crescenzi

Luci: Alessandro Verazzi

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento