Jakob Lenz è scaraventato in una claustrofobica bidimensionalità. C’è la solitudine iperrealista di Hopper, c’è la cupezza espressionista di un allestimento che nell'equilibrio pittorico tra concretezza (il lerciume sinestesicamente maleodorante del manicomio) e inquietudine magica (pareti morbide e malleabili che lasciano intravedere tracce sofferte di volti) trova quella bellezza che lega a sé lo sguardo dello spettatore e lo trascina nel delirio di Lenz.
Quante domande pone una serata d’opera così! Quanto coraggio ci vuole a mettere in cartellone un titolo inedito per Bologna, un titolo tedesco del secondo Novecento? È un coraggio che certamente Nicola Sani ha, e il suo tratto – nel dipingere per il Teatro Comunale una stagione nuova, in tutto i sensi – è privo di roboante iconoclastia, mentre cerca con il pubblico una nuova forma di dialogo. Questo dialogo avviene? Intanto le prime carte sono state calate, vediamo come segue il gioco.
C’è da chiedersi ora con quale Novecento il pubblico del Teatro bolognese vorrà mettersi in contatto: se, da un lato, c’è una stagione sinfonica cucita con le stelle e strisce del Paese che più ha segnato il secolo scorso, dall’altro lato, il lavoro di Rihm, scritto nel 1979, è apparso espressione più piena di un “europeismo” ingabbiato, come il suo stesso protagonista, nelle proprie impasse: scardinata ogni drammaturgia (i dodici quadri sono praticamente a sé stanti e cercano quasi di decostruire quei climax che comunque reggono l’ossatura del libretto), è la morte – più ancora di una solitudine quasi esorcizzata dalle “presenze” che ingombrano l’animo insanabile di Lenz – regina del tutto. Delle parole, dei volti, dei personaggi, della musica: quell’estetizzazione della morte su cui il Novecento europeo ha troppo a lungo esitato.
Interpreti: Jakob Lenz, Tomas Möwes
Oberlin, Markus Hollop
Kaufmann, Daniel Kirch
6 stimmen, Anna Maria Sarra (sop 1), Paola Francesca Natale (sop 2), Alena Sautier (mz 1), Romina Boscolo (mz 2), Gabriele Ribis (bs 1), Christian Faravelli (bs 2)
2 kinder, Valentina Pucci, Benedetta Fanciulli
Regia: Henning Brockhaus
Scene: Henning Brockhaus
Costumi: Giancarlo Colis
Orchestra: Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Marco Angius
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista