L'anima del violino
Iva Bittová incanta il pubblico dell'Emilia Romagna Festival
Recensione
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Riserva sempre delle belle sorprese l’Emilia Romagna Festival, diretto da Massimo Mercelli: l’edizione 2011 (fino al 13 settembre) ne ha sfornata una davvero speciale con il concerto di Iva Bittová "The roots of soul", all’Arena delle balle di paglia a Cotignola, vicino a Lugo di Romagna, nella notte di luna piena. Originaria della Repubblica ceca, dal 2007 residente nell’hinterland di New York, la cinquantatreenne violinista ha incantato il numeroso pubblico accorso per ascoltare la sua musica, a metà tra jazz e classica, tra canto e improvvisazione, tra parole in varie lingue - dal ceco all’inglese passando per lo spagnolo - e suoni e gorgheggi inediti. Sola in scena col suo inseparabile violino, per lei «lo specchio di sogni e immaginario», ha eseguito una lunga scaletta di brani spaziando tra composizioni musicali sue - con testi anche di Gertrude Stein ("I am I" e "Crying") – e di compositori classici come Mozart, Bartók e Purcell, trasfigurate nelle sue imprevedibili improvvisazioni, come per sondare l’inenarrabile universo dei suoni. Di Mozart si è sentita un’originalissima versione di un’aria attribuita a Donna Elvira nel "Don Giovanni"; di Bartók sette dei suoi quarantaquattro "Duetti per violino", eseguiti sostituendo il secondo violino con la voce: il canto e la melodia (scritti a volte in chiavi diverse) scorrono come un tutt’uno, come se fossero davvero due archi a suonare. L'arrangiamento di "When I am in Earth" (da "Dido and Aeneas" di Purcell) assume tonalità sonore e movimenti ritmici insoliti, grazie alla capacità della Bittová di disattendere ogni struttura data da una partitura scritta. "Good Night" dei Beatles, concentrata in meno di due minuti, chiude il concerto: ultima tappa di un lungo tour in Europa, dove la Bittová tornerà in autunno per incidere il nuovo disco (a Lugano, per la Ecm).
Interpreti: Iva Bittová, violino e voce
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