Una voce non più libera grida “Dio, qual buio qui!” all’interno di un immaginario schermo televisivo dalle proporzioni gigantesche. È un attimo e il pubblico capisce di non essere più nel II atto di Fidelio ma nel mezzo di una collettiva crisi contemporanea. Se il desiderio della regia era quello di attualizzare un’opera sempre vissuta come distante, Schweigkofler è riuscito pienamente nel suo intento. Nel gioco metateatrale di pirandelliana memoria, i sette personaggi attendono sulla scena, pronti a vestire il proprio ruolo. Come marionette si muovono i danzatori della Compagnia Abbondanza/Bertoni, diventando un personaggio quasi necessario in questo teatrino del mondo, guidando i movimenti del coro. Con quest’espediente Leonora (Anna Katharina Behnke, sempre intensa nella caratterizzazione della sofferenza psicologica), Florestano (splendente Andreas Schager) e don Pizarro (Thomas Gazheli, efficacemente dispotico e furioso) non raccontano una storia d’amore coniugale, ma inscenano la vittoria di ideali e virtù su una tirannia gretta e meschina. Gli accorgimenti per collegare l’opera al qui e all’adesso si moltiplicano a dismisura, dall’uscita degli sposi su una strada di Bolzano attraverso l’apertura della parete di fondo fino alla proiezione, durante l’esecuzione della Leonore n. 3 come da prassi mahleriana, di foto che raccontano il passato di uomini e donne altoatesini. L’orchestra Haydn fa sentire, da parte sua, il profondo lavoro sulla musica di Beethoven svolto in questi anni con il maestro Kuhn. Lodando senza dubbio l’allestimento bolzanino, ci saremmo aspettati forse qualcosa di ancora più sorprendente e, una volta capita la strada intrapresa, meno intuibile, abituati ai percorsi imprevedibili ed agli espedienti sempre nuovi delle messinscene di Schweigkofler.
Interpreti: Leonore: Anna Katharina Behnke
Florestan: Andreas Shager
Don Pizarro: Thomas Gazheli
Rocco: Ethan Herschenfeld
Marzelline: Rebecca Nelsen
Jaquino: Alexander Kaimbacher
Don Fernando: Sebastian Holecek
1° prigioniero: Rouwen Huter
2° prigioniero: Ruggiero Lopopolo
Regia: Manfred Schweigkofler
Scene: Walter Schuetze
Costumi: Kathrin Dorigo
Corpo di Ballo: Compagnia Abbondanza/Bertoni
Coreografo: Michele Abbondanza
Orchestra: Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore: Gustav Kuhn
Coro: Philarmonia Chor Wien
Maestro Coro: Walter Zeh
Luci: Claudio Schmid
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista