Un'emancipata Cappuccetto Rosso
Modena: l'Antica fiaba popolare secondo Boccadoro
Disinibita ed emancipata la Cappuccetto Rosso destinata ai bambini e alle famiglie dal Teatro Comunale di Modena in questo approssimarsi di un nuovo Natale! Mi piace sottolineare la declinazione al femminile del personaggio, troppo spesso nascosto sotto al genere maschile del caratteristico abbigliamento, perché trovo la soluzione in linea con il messaggio delicatamente proposto dalla storia in rima baciata di Lia e Dario Del Corno. Questa bambina è, infatti, consapevole dei pericoli ai quali è esposta, ma non li rifugge, li vive riconoscendoli come necessari allo sviluppo della fiaba e di sè stessa. È lei ad invitare gli altri personaggi ad agire senza remore per concludere velocemente la storia (45 min. circa di esecuzione e rappresentazione), ed è ancora lei a richiamare l’attenzione del Taglialegna per essere riconsegnata 'come nuova' al mondo, diversamente da quanto accade nelle fonti citate nel libretto di sala dalla stessa Lia Del Corno (Perrault e i Grimm). Una Cappuccetto simile, decisa a difendere se stessa e la propria storia, ce l’aveva già regalata Luigi Malerba nel suo Pinocchio con gli stivali; questa, però, va oltre e diventa rodaniamente contemporanea (forse un po’ consumista): ascolta l’I-pod, comunica con la mamma attraverso il cellulare, gioca alla playstation, mangia hamburger e patatine, beve coca cola, legge i Manga giapponesi, indossa una felpa con il cappuccio rosso e scarpe da ginnastica luminescenti. Il libretto è breve ed essenziale, così come lo è la fiaba stessa, con pochi riferimenti ai cambi scena e alle azioni dei personaggi. Questo è andato a vantaggio dell’autonomia delle scelte registiche di Francesco Esposito, che intelligentemente ha operato su un piano scenograficamente molto movimentato e dai colori accessi (determinante l’eccitazione prodotta dalla presenza quasi costante del rosso), presentando il tutto come lo svolgersi di un’azione all’interno di un videogame (anche i cambi di scena corrispondono ai vari step di difficoltà per il punteggio) che inghiotte lupescamente Cappuccetto. Unica nota critica: forse, e sottolineo forse dato il consenso favorevole del pubblico, sarebbe da cercare un unità maggiore nel finale tra testo e allestimento. Le musiche di Carlo Boccadoro (che ha anche ben diretto l’Ensable da camera del Teatro) vivificano la somma di questi elementi, esaltando il senso di unità e di equilibrio tra i diversi tipi di apporto artistico. Cardine dello sviluppo musicale (all’ascolto molto chiaro e lineare, melodicamente fondato sulla base lievemente non tonale della ninna nanna iniziale, ricco di ritornelli, di piccoli temi che si rincorrono accennandosi l’un l’altro, ma decisamente complesso sul piano esecutivo) è una tensione continua, alimentata dalla riproduzione elegante delle ossessive sonorità elettroniche dei videogame, gestite attraverso soluzioni meccaniche non scontate prodotte dagli strumenti musicali (due violini, viola, violoncello, clarinetti, flauto e ottavino, percussioni), sostenute dal variare di tempi (spesso composti) e da un’alternanza quasi algebrica di combinazioni ritmiche. Convincente e molto disinvolta (anche nei movimenti) la giovane emiliana Alice Borciani (chiara la pronuncia e adeguatamente quasi ‘infantile’ il timbro); molto simpatico il lupo dark di Luca Gallo, che entra in scena a bordo della macchina elettrica dei postini di Bologna; emozionata e un po’ tesa Karina Oganjan. Alla fine dell’esecuzione, in uno scambio di opinioni, ho posto una domanda al regista, una domanda che lascio provocatoriamente aperta: «perché due sole date per una produzione italiana di questo tipo, mentre a Roma (dopo Milano) La Bella e la Bestia di produzione disneyana sarà in cartellone tutti i giorni al Brancaccio per un anno circa?».
Note: libretto di Lia e Dario Del Corno
Interpreti: Alice Borciani (soprano) Cappuccetto Rosso Karina Oganjan (mezzosoprano) La mamma, la moglie del taglialegna, la nonna Luca Gallo (baritono) Il lupo, il taglialegna, la nonna mascherata
Regia: Francesco Esposito
Scene: Franco Armieri
Costumi: Francesco Esposito
Orchestra: Ensamble da Camera della Fondazione Teatro Comunale di Modena
Direttore: Carlo Boccadoro
Luci: Andrea Ricci
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar
A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij
A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale