Cherubini, gli anni d’apprendistato
Alla Pergola ouvertures e arie del giovane Cherubini

Recensione
classica
Adorato da Beethoven e poi da Brahms, rilanciato dalla Medea della Callas, oggi vigorosamente promosso da Riccardo Muti, Luigi Cherubini resta tuttavia ancora ai margini degli amori del grande pubblico. Ben venga dunque, per il duecentocinquantenario, il progetto che l’orchestra Auser Musici fondata e diretta da Carlo Ipata dedica a grandi pagine e rarità del compositore fiorentino, ma parigino d’adozione. Il concerto che ha inaugurato alla Pergola il Settembre Musica degli Amici della Musica si concentrava sui primi passi di Cherubini compositore, con le ouvertures del Mesenzio e dell’Armida abbandonata (opere proposte proprio alla Pergola nel 1782) in prima esecuzione in tempi moderni, e poi, avanzando, la sorprendente e articolatissima ouverture del Giulio Sabino (Londra 1786), e quella del Démophoon (Parigi 1788), i cui vigorosi accenti sembrano un ritratto dell’anima europea alle soglie dell’età rivoluzionaria, nonché un florilegio di arie d’opera e da concerto cantate con perizia dal soprano Maria Grazia Schiavo. In queste c’è l’omaggio a una vocalità “estrema” che è in un certo gusto dell’epoca e che si esprime in grandi arie bipartite, come “I mesti affetti miei” dal Giulio Sabino; ma Cherubini (del resto è alle porte il successo di Lodoiska, 1791), già sembra procedere ben oltre il post-metastasismo rinvigorito e “riformato”, e nell’invenzione tematica come nell’elaborazione sinfonica delle ouvertures si mostra già avviato verso la propria peculiarità di compositore, quella sorta di codificazione autonoma (“latina” ? europea ? comunque indipendente da quella viennese) dello Stile Classico e delle sue dialettiche e tensioni costruttive. Bella esecuzione e molto successo per l’orchestra, il direttore e l’interprete delle arie.
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