Frontiere, da Cage a Città del Messico
A Gradisca d'Isonzo suoni e gesti della musica d'oggi
Recensione
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L’edizione 2009 di All Frontiers a Gradisca d’Isonzo ha offerto una panoramica in cui un filo che teneva uniti i concerti è stato l’approccio gestuale con il fare la musica, una caratteristica che si rintracciava in presenze di artisti in apparenza lontani tra loro, da alcuni maestri riconosciuti al trio vocale a cappella messicano Muna Zul, al suo primo concerto italiano. I dodici set presentati hanno sottolineato un rapporto di fisicità intensa con gli strumenti musicali, siano essi quelli naturali, come la voce per Cristina Zavalloni, quelli tradizionali, la chitarra per Fred Frith, il contrabbasso per Joëlle Leandre, e quelli legati alla nuove tecnologie: il laptop e i cd player per Letizia Renzini. Il risultato è stato di una serie di momenti sonori organici, caratterizzati dalle variabili della creazione in diretta, tanto nelle performance solitarie che in quelle collettive. E tra gli ispiratori di una siffatta dimensione sonora ha brillato John Cage, destinatario di un omaggio da parte di Joëlle Leandre ma spirito diffuso in tanti concerti: dal suo “prepared piano” nel cui solco continuano, con musiche differenti, tanto l’inglese Keith Tippett quanto gli statunitensi Alvin Curran e Anthony Coleman, alla ripresa di una sua celebrata composizione come “The Wonderful Widow of Eighteen Springs” per voce e pianoforte chiuso, proposta ben due volte nei tre giorni del programma, dalla Zavalloni con Andrea Rebaudengo al piano e dalla Leandre da sola al contrabbasso. Il brano di Cage, ispirato dal "Finnegan’s Wake" di Joyce, accosta un canto quasi gregoriano al pianoforte chiuso (o al contrabbasso), che usati come percussione delineano un universo sonoro senza confini pensabili; all’interno di tutto questo il programma di All Frontiers ha chiamato i musicisti ad agire.
Note: Dal 20 al 22 novembre ad ingresso libero alla Sala Civica Bergamas e al Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d'Isonzo
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