Il Theater an der Wien produce con la Staatsoper di Amburgo l’ultima opera di Britten e prosegue nella sua azione di ampliamento e arricchimento dell’offerta operistica cittadina. Sono molti i punti di forza di questo allestimento. La prestazione di Kurt Streit è esemplare. Il suo Gustav von Aschenbach è credibile e carismatico e riesce a fondere i registri espressivi, in bilico tra lirico e declamazione, trasmettendo chiara e percepibile ogni minima sfumatura testuale. Russel Braun, duttile nell’interpretare ben sette personaggi, gli è degno gregario. E lo stesso si può affermare per i membri dell’Ensemble vocale Nova. Nella sua lettura musicale, Donald Runnicles sceglie una via di mezzo tra precisione analitica e illustrazione sensuale. L’orchestra lo segue alla perfezine e rende la difficilissima partitura senza sforzi, con ductus ammaliante e mai artificioso. Nel concetto registico colpisce in primis l’economia scenica: dei veli, bianchi o neri a seconda delle necessità simboliche, mossi da macchine del vento e un palco mobile. Niente di piu. Il resto è spazio vuoto, uno spazio che la regia cerca di riempire con l’alternarsi di gestualità e dinamiche contrastanti. Da una parte c’è la stasi introspettiva di Aschenbach, dall’altra masse di bambini e giovani corpi seminudi in movimento. Il sedicenne Raffaele Zarrella, talento catanese e allievo della scuola di ballo della Staatsoper di Vienna, è Tadzio. Attraverso il suo fisico viene esaltata una corporeità che per certi versi risulta fine a se stessa. Ma ciò non disturba più di troppo e l’allestimento avvince.
Note: Coproduzione con la Staatsoper Hamburg
Interpreti: Kurt Streit
Russell Braun
Christophe Dumaux
Erik Årman
Klemens Sander
Raffaele Zarrella
Alexandra Kontrus
Regia: Ramin Gray
Scene: Jeremy Herbert
Costumi: Kandis Cook
Coreografo: Thomas Stuart
Orchestra: ORF Radio-Symphonieorchester Wien
Direttore: Donald Runnicles
Coro: Vokalensemble NOVA
Maestro Coro: Colin Mason
Luci: Adam Silverman