L'entusiasmo in scena
"La serva padrona" a Torino per "La Scuola all'Opera"

Recensione
classica
Certo fa un po' strano dover spiegare a dei ragazzi grandi, prima di un concerto, che quel piccolo oggetto che si suona con l'archetto è un violino, e quell'altro un violoncello o un contrabbasso (tifo da stadio alla presentazione del contrabbasso, dotato, evidentemente, un phisique che piace). Ma la piccola introduzione che il direttore Enrico Onofri ha fatto precedere l'altro giorno alla "Serva padrona" messa in scena al Piccolo Regio di Torino per "La Scuola all'Opera" ha avuto il merito di introdurre subito un clima informale e allegro, il migliore che ci si potesse augurare per un'opera scritta da un giovane di ventitré anni (tanti ne aveva Pergolesi all'epoca), eseguita da un'orchestra di neodiplomati provenienti da tutto il mondo (la formazione giovanile dell’Academia Montis Regalis) e proposta appunto ad una platea di teen-agers. Tanto che la recita, iniziata nel mezzo di un ostinato brusìo, è proseguita in un silenzio crescente e infine addirittura empatico. Merito anche delle dimensioni intime della sala, che hanno permesso ai cantanti un'emissione più naturale e di far comprendere bene tutte le parole del libretto semplice e alquanto spiritoso. A ringraziare artisti e tecnici (Laura Catrani nella parte di Serpina, Oliviero Giorgiutti in quella di Uberto, il mimo Igor Horvat, il regista Nicola Berloffa), molti rumorosissimi applausi e una selva di fischi finali da intendersi, come ai concerti rock, in senso altamente elogiativo.
Interpreti: Laura Catrani (Serpina), Oliviero Giorgiutti (Uberto), Igor Horvat (mimo)
Regia: Nicola Berloffa
Orchestra: Academia Montis Regalis
Direttore: Enrico Onofri
Luci: Valerio Tiberi
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