Capriccio su sfondo di camicie brune

Bello ma senz'anima il "Capriccio" di von Glötz e Stenz all'Opera di Colonia

Ashley Holland (il Conte). Foto Klaus Lefebvre
Ashley Holland (il Conte). Foto Klaus Lefebvre
Recensione
classica
Oper der Stadt Köln Köln
Richard Strauss
13 Giugno 2009
La dimora di un ufficiale della Wehrmacht non troppo fedele al Reich, come il Conte von Stauffenberg. Artisti ebrei, sinistre figure in cappotto di pelle, camerieri in camicia bruna. Una festa in maschera, in cui si discetta incessantemente su questioni estetiche, aspettando la fine. E, come da tradizione, il maggiordomo (uomo della Gestapo) è l'assassino: il conte si suicida col cianuro, la contessa indossa l'abito migliore per il suo viaggio senza ritorno. Per quello che Strauss definì "un trattato di drammaturgia, una fuga teatrale", il giovane regista von Glötz non prescinde da un dato storico incontestabile – il programma di sala ricorda che l'opera andò in scena a Monaco sotto il patronato del ministro del Reich il Dr. Josef Goebbels, mentre la VI armata tedesca veniva massacrata a Stalingrado – ma tratta la materia con una leggerezza di tocco tale da sollevare il dubbio che si tratti di un'operazione puramente estetizzante, un lussuoso musical decadente. Un dubbio che non risolve nemmeno la precisa direzione di Markus Stenz, fin troppo attenta alle forme e a quell'equilibrio fra palcoscenico e accompagnamento sinfonico auspicato dal compositore, ma piuttosto timida sul piano della concessione emotiva. In un cast forte soprattutto nel reparto maschile, convincono soprattutto l'elegante Oliver di Turk e il focoso Flamand di Homrich, mentre delude l'insipida Contessa della Kringelborn. Quel che manca allo spettacolo di Colonia, al di là di artifici drammaturgici anche apprezzabili, è quel senso di crepuscolare malinconia che si respira nell'opera e che si manifesta soprattutto nello splendido finale, illuminato dai raggi della luna. È quella la chiave che dà un senso alla testimonianza estrema di un grande compositore al limite della propria parabola creativa.

Interpreti: Solveig Kringelborn (Gräfin), Ashley Holland (Graf), Martin Homrich (Flamand), Miljenko Turk (Olivier), Michael Eder (La Roche), Delia Schaechter (Clairon), Johannes Preißinger (Monsieur Taupe), Csilla Csövári (Italienische Sängerin), Benjamin Bruns (Italienischer Sänger), Ulrich Hielscher (Haushofmeister), Andrès Felipe Oroszco-Martinéz, Anthony Sandle, Alexander Fedin, Stephan Kohnke, Jong Min Lim, Raphael Wittmer, Dong-Min Suh, Hans-Ulrich Schüler (Diener), Birgit Mühlram (Tänzerin)

Regia: Christian von Götz

Scene: Gabriele Jaenecke

Costumi: Gabriele Jaenecke

Orchestra: Gürzenich Orchester Köln

Direttore: Markus Stenz

Luci: Hans Toelstede

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar

classica

A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale

classica

A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij