Contrappunti esistenziali e spaziali

Neue Oper Wien mostra con un’accoppiata inedita varietà e vitalità della nuova opera.

Recensione
classica
Kammeroper Vienna
Dieter Kaufmann
03 Dicembre 2008
Accoppiando l’unica opera di Carter a una prima assoluta di Kaufmann, la Neue Oper Wien evidenzia la varietà e la vitalità del teatro musicale attuale. Nonostante questi due atti unici siano tra di loro fortemente distinti, l’efficace lavoro di regia crea una drammaturgia estesa che legittima il convivere di linguaggi estetici così diversi. La produzione si apre con Fuge – Unfug-e, una partitura per trombone solista (Renate Slepicka), orchestra e voce recitante in cui convivono sensualità e rigore formale . Kaufmann rinuncia al canto e fa recitare il testo di Elfriede Jelinek dall’attrice Gunda König, che agisce alla ricerca di continua trasparenza e sottile differenziazione espressiva. Dopo la pausa segue What next? di Eliott Carter. Un giovane e valido ensemble interpreta sei personaggi in stato di shock che cercano di ricostruire il loro linguaggio, il loro passato e le loro relazioni reciproche dopo un incidente. Si muovono in una scenografia ai limiti delle leggi gravitazionali, in un tour de force non solo vocale, ma anche fisico. Come le figure di Carter, anche lo scrittore Robert Walser, omaggiato da Jelinek e Kaufmann e rappresentato da un attore che non parla rinchiuso in un cubo di vetro piazzato nel centro della platea e circondato dal pubblico seduto, ricerca la propria identità in una situazione estrema di isolamento. Tra i due lavori nasce un interessante contrappunto, che non è solo quello tematico appena delineato. Uguali nella durata (40 minuti circa), i due atti unici illustrano contrapposte modalità della percezione temporale: il tempo di Kaufmann sembra distillato e racchiuso nell’essenza del momento testuale; quello di Carter si estende e addensa attorno a una ricerca esistenziale e musicale che continuamente vortica su se stessa.

Note: Prima parte: Dieter Kaufmann, fuge - unfug - e Seconda parte: Eliott Carter, What next?

Interpreti: Voce recitante: Gunda König Attore: Bili Baumgartner Trombone: Renate Slepicka Cantanti: Jennifer Davison, Christa Ratzenböck, Anna Hauf, Camillo dell'Antonio, Marco Di Sapia, Michael Zabsky

Regia: Johannes Erath

Scene: Katrin Connan

Costumi: Katrin Connan

Orchestra: Amadeus ensemble-wien

Direttore: Walter Kobéra

Luci: Christian Weißkircher

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.