Otello e le porte
La messa in scena totalmente fuorviante di Giancarlo del Monaco si riflette anche nell'esecuzione musicale dell'Otello di Rossini, che appare incoerente e discontinua, per di più gravemente compromessa dalla prova di un Chris Merritt irriconoscibile.
Recensione
classica
Con le prime note della sinfonia si alza il sipario. Pareti, pavimento e soffitto del palcoscenico sono di un tenero azzurrino, in alto un cielo con le nuvolette bianche, in basso un mare con la spuma delle onde. Nove porte anch'esse azzurrine si aprono in questo cielo-mare e lasciano apparire nove figuranti, che poi si scoprirà essere nove cloni di Jago. La regia di Giancarlo del Monaco finisce praticamente qui, a metà della sinfonia. Per tre atti tutto continua a ruotare intorno a queste porte. Il tormentone delle entrate e uscite dei personaggi dalle diverse porte (nel cruciale duetto con Otello Jago esce ripetutamente da una porta per rientrare da un'altra, nel duetto con Desdemona Emilia la va a cercare dietro la porta sbagliata e così via) ricorda i garbugli di porte da cui scaturiscono le situazioni più esilaranti delle farse di Feydeau e ottiene effetti comici anche in questo caso.
Regista, scenografo e costumista sono fischiati perfino da un pubblico così bendisposto da applaudire Chris Merritt, che quasi vent'anni fa era stato Otello e ora è tornato come Jago: non solo è in condizioni vocali disastrose ma, dopo anni di Wagner, Strauss e Schoenberg, ha anche dimenticato come si cantano i recitativi, dove non ha grossi problemi vocali ma è stentoreo ed enfatico. Corretto l'altro veterano Gregory Kunde, ancor più apprezzabile perchè impegnato in una sostituzione d'emergenza nel ruolo da baritenore d'Otello, non ideale per lui. La giovane Olga Peretyatko è un soprano leggero, quindi le mancano le note gravi dei passaggi più drammatici di Desdemona, ma ha intelligenza e carattere e quasi riesce a far dimenticare i suoi limiti. Applauditissimo Juan Diego Florez (Rodrigo). Corretti Maria Gortsevskaia e Mirco Palazzi nei ruoli minori. Il direttore Renato Palumbo ci mette il suo mestiere e nulla più.
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