Ottima edizione di Janufa alla Scala
Jenufa torna alla Scala con la grande Anja Silja nelle vesti della Sagrestana
Recensione
classica
Molte le ragioni di gioia di questa Jenufa, la prima il rivederla alla Scala dopo troppi anni di assenza, la seconda il poter riascoltare Anja Silja, storica e grandissima interprete wagneriana e straussiana, tutt'ora autorevolissima per presenza scenica e perfettamente a suo agio nei panni della tormentata Sagrestana. I rarissimi momenti di stanchezza della sua mitica voce riesce persino a trasformarli con maestria in turbamenti del personaggio. Tutto il cast comunque è di buon livello, ottima la triade del dramma, Emily Magee nel ruolo della protagonista, Miro Dvorsky in quello di Laca e Ian Storey come Steva. Lo spettacolo, coprodotto col Teatro Real di Madrid, riprende un allestimento dello Chatelet di Parigi del 1996 per la regia di Stéphane Braunschweig. Pareti di assi verticali grigio scuro, disposte come quinte nel primo atto, chiuse a formare uno spazio oppressivo nel secondo per poi scomporsi durante una nevicata, quando viene commesso l'infaticidio, e infine trasformate in un interno di chiesa nel finale. Il tutto molto severo e cupo, ma segnato da una invenzione di grande effetto che si materializza simbolicamente durante il preludio per ricomparire nella farneticante chiusa del secondo atto: da una fessura del palco salgono rotanti le pale rosse del mulino di famiglia che, quando accompagnate delle scansioni ossessive delle xilofono, diventano addirittura una macchina di morte o di tortura. Per il resto la regia si basa principalmente sulla calibratissima recitazione dei cantanti, sui rapporti fra loro in scena. I costumi o bianchi o neri, fuori del tempo, se si eccettuano le casacche rosse dei coscritti.
Lothar Koenigs ha diretto con piglio e grande precisione, bene assecondato dall'orchestra (ottoni e legni impeccabili) che ha offerto sonorità trasparenti, eppure pastose. La prima, fuori abbonamento, è stata accolta con estremo calore dal pubblico che pareva quasi non voler più uscire dalla sala.
Interpreti:
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
classica
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento