Standing ovations per tutti! C'è la Netrebko a trascinare e il successo è assicurato. Per i cantanti, ovviamente, per orchestra e direttore e per la regia. Eppure non tutto funziona alla perfezione. Basti pensare che la regia traspone la vicenda negli anni '30 e a dominare la scena c'è un enorme manifesto cinematografico di "La contessa scalza", film con Ava Gardner e Humphrey Bogart del 1954. E questa è solo la contraddizione più palese di una regia noiosa e banale che gioca tutto sulla carta Netrebko, costruendole attorno l'intero allestimento. Ma cosa succederà quando la Staatsoper introdurrà in repertorio la Manon e a cantare sarà qualcun altro? Il successo di questa Manon, già annunciato e suggellato dall'incessante macinare di un'efficace macchina mediale e dalle aspettative di un pubblico che ormai sembra afflitto da vera e propria Netrebkomania, non è solo merito della cantante russo-austriaca. Lei sì che è bravissima nel giocare con le sfumature dinamiche ed espressive, soprattutto nel pianissimo. Ma è una splendida orchestra, diretta con sottigliezza e diversificazione dallo specialista de Billy, a muovere in disparte tutti i fili dell'opera e a supplire alle carenze narrative della regia. Alagna si è ripreso dagli insuccessi scaligeri, ma non ha nulla di peculiare da contrapporre alla sua controparte femminile. Validi i personaggi secondari, soprattuto Eröd e Anger. Quand'è che questa isteria attorno alla Netrebko si placherà e si comincerà a riconoscere criticamente pregi e limiti della cantante? Il rischio che tutto questo marketing si riveli un'arma a doppio taglio che non le permetterà di maturare è veramente grande. Sarebbe un gran peccato se ciò succedesse.
Interpreti: Anna Netrebko, Roberto Alagna, Ain Anger, Adrian Eröd
Regia: Andrei Serban
Orchestra: Orchestra della Staatsoper/
Direttore: Bertrand de Billy