Negli stati dell'ex Unione Sovietica la commedia musicale Arschin mal alan (velluto e seta) godeva di immenso successo, paragonabile forse solo a quello di alcune operette negli stati della Mitteleuropa. Scritto nel 1913 dal maggiore compositore azero questo lavoro non fu mai eseguito fino ad oggi sulle scene occidentali e la sua audace riscoperta è sicuramente il primo e maggiore merito di questa produzione viennese. La trama, niente di più semplice: i giovani si ribellano alle usanze della vecchia generazione e decidono di infrangere la regola secondo la quale gli sposi non devono conoscersi prima del matrimonio e in un exploit di travestimenti e inganni i valori umanistici cari al compositore vincono sulla tradizione patriarcale del paese, con una fine che è più che lieta. La musica è di chiaro stampo orientale e lontana dai cliché oriental-occidentali più diffusi, sebbene la partitura preveda l'organico orchestrale e le tecniche di orchestrazione occidentali, ad eccezione dell'utilizzo di un tar, una sorta di liuto a collo lungo. Il tessuto strumentale è snello e semplice, e i giovani strumentisti, a volte in difficoltà di fronte a inusuali peripezie ritmiche, ne hanno dato una lettura vivace e fresca. Lo stesso vale per il cosmopolita ensemble dei cantanti. Nonostante i limiti tecnici non si può far a meno di stupirsi di fronte a una polacca, una giapponese e un'afroamericana che cantano un terzetto in lingua azera. Gli slapstick della regia incrementano ancora di più il senso di leggerezza e vitalità trasmessi da questa opera, che meritava veramente di venire diffusa tra il pubblico occidentale e che con i suoi temi universali di amore e felicità troverà sicuramente sostenitori in molte altre parti del mondo.