Turandot sui ponti mobili

Una produzione molto annunciata e discussa, già evento prima di andare in scena: e si tratta infatti di un ottimo spettacolo, teso e intenso, assecondato dalla bacchetta duttile di Lü Jia e dalla bella prova dell'orchestra e del coro del Regio.

Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giacomo Puccini
19 Ottobre 2006
Nell'anno dell'austerity il Teatro Regio di Torino sceglie di aprire la stagione con una sfida: chiede a Luca Ronconi una Turandot senza scene né costumi, ma con una regia vera e propria, una regia nuda per così dire, ridotta a pura idea, e Ronconi accetta. Una produzione molto annunciata e discussa, già evento prima di andare in scena: e si tratta infatti di un ottimo spettacolo, teso e intenso, assecondato dalla bacchetta duttile di Lü Jia e dalla bella prova dell'orchestra e del coro del Regio. Utilizzando solo ponti mobili, trabattelli, seggiole e proiettori, più qualche oggetto sparso, qualche parrucca, e una specie di tutina nera con cappuccio per i membri del coro, Ronconi frantuma subito ogni incrostazione di esotismo, di algide pacchianerie o anche di realismo magico alla Gozzi, e punta fin dall'inizio – con ammirevole coerenza, difficile da ottenere in un'opera "aperta" quant'altre mai – al nucleo duro e oscuro dell'opera, alla materia violentemente sessuale da cui prende le mosse ed è permeata. Senza peraltro mai abbandonare il registro alto, quasi ieratico, che pone la vicenda in un luogo atemporale assai vicino a noi. Il primo atto è quasi un pezzo di cinema, con il popolo di Pechino che svuota e riempie il fotogramma a ondate, mentre anche le emozioni si accavallano, alla ferocia segue la pietà, lo sdegno, l'oblio. Per contrasto, il secondo atto è raggelato e improvvisamente astratto, mentre nel terzo ci sono forse le idee più belle e inquietanti, a partire dal "Nessun dorma" cantato in una platea di sedie vuote come tra una folla di spiriti inquieti. Tre ore volate e applausi convinti al termine, specialmente per la dolce e tragica Liù di Angela Marambio e per la Turandot di Giovanna Casolla.

Interpreti: La principessa Turandot soprano Luana De Vol / Giovanna Casolla*; Il principe ignoto (Calaf), figlio di Timur tenore José Cura ( 10, 12 )/ Frank Porretta ( 15, 18, 20, 22 )/ Nicola Martinucci*; Liù, giovane schiava soprano Carmen Giannattasio / Angela Marambio*; Timur, re tartaro spodestato basso Askar Abdrazakov / Carlo Cigni*; L'imperatore Altoum tenore Antonello Ceron; Ping, gran cancelliere baritono Giorgio Caoduro; Pang, gran provveditore tenore Giacomo Patti; Pong, gran cuciniere tenore Gianluca Floris; Un mandarino baritono Paolo Maria Orecchia; Il principe di Persia tenore Gualberto Silvestri / Sabino Gaita; Il principe di Persia mimo Stefano Tesauro / Giuliano Proietti; Prima ancella soprano Adele Magnelli / Nicoletta Baù; Seconda ancella soprano Manuela Giacomini / Ivana Cravero

Regia: Luca Ronconi

Coreografo: Alessio Maria Romano

Orchestra: Orchestra del Teatro Regio

Direttore: Lü Jia

Coro: Coro del Teatro Regio. Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio "G. Verdi"

Maestro Coro: Claudio Marino Moretti

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