Mozart multiculturale

Peter Sellars ritorna all'opera mozartiana, ma nonostante persegua con tenacia una particolare visione della Zaide - interpretata come messaggio di tolleranza religiosa e come arringa per la multiculturalità - fallisce in definitiva proprio di fronte alla frammentarietà dell'opera e nel proporre cantanti dalle più disparate madrelingue e dalla dizione "babelica".

Recensione
classica
Jugendstiltheater Wien
Wolfgang Amadeus Mozart
21 Maggio 2006
Quando Peter Sellars si mette in testa qualcosa, lo porta avanti senza compromessi e con tutti i mezzi possibili. Zaide, nella sua frammentarietà, presenta notevoli problemi di realizzazione. Ma per il regista il frammento è necessario per illustrare come a suo avviso Mozart fosse un convinto paladino della multiculturalità e della tolleranza religiosa, e prende come pretesto le annuali celebrazioni per portarlo in scena. Sellars ripropone la vicenda in una fabbrica, rileggendo il tema della schiavitù del libretto originale in termini di dipendenza verso il posto di lavoro, con un crudele direttore invece del sultano e operai che si ribellano. Prima dell'allestimento alcuni rappresentanti di ONG che operano nel settore dell'asilo politico, della prostituzione e del traffico umano raccontano esperienze reali, una sorta di ouverture prima dell'ouverture vera e propria, presa a prestito, come molti altri intermezzi strumentali della serata, da Thamos Re d'Egitto, composto da Mozart più o meno nello stesso periodo della Zaide. I recitativi sono una delle cose mancanti che fanno dell'opera un frammento, e ciò influisce pesantemente nel rendere incomprensibile lo svolgimento della trama. Si aggiunga, poi, che il cast dei cantanti è stato probabilmente scelto in base al criterio principe della lettura di Sellars, la multiculturalità. Ma la dizione dell'organico, dalle madrelingue più disparate, è pessima, quasi dilettantesca, e distorce il testo fino a farlo diventare pura sonorità. Langrée e la Camerata Salzburg si trovano a dover combattere con un'acustica molto secca a cui però riescono a ovviare con la scelta di un suono snello e ben delineato, tempi marcati e ampio uso di silenzi e cesure, con esiti avvincenti e drammatici.

Note: nuovo allestimento delle Wiener Festwochen in coproduzione con Lincoln Center for the Performing Arts, New York, Barbican Centre, London

Interpreti: Terry Cook, Norman Shankle, Russell Thomas, Alfred Walker, Hyunah Yu

Regia: Peter Sellars

Scene: George Tsypin

Costumi: Gabriel Berry

Orchestra: Camerata Salzburg

Direttore: Louis Langrée

Coro: Members of the University of Vienna Choir

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