Sentieri selvaggi al femminile
Al Teatro Dal Verme di Milano il primo degli appuntamenti di musica contemporanea dedicati dall'ensemble Sentieri Selvaggi alla creatività femminile.
Recensione
classica
Ecco il primo degli appuntamenti dedicati da Sentieri Selvaggi alla creatività femminile: quattro pezzi di quattro compositrici: Kats-Chermin (Uzbekistan), Zebeljan (Serbia), Athinodorou (Grecia), Gosfield (Stati Uniti). Nel primo fa capolino, attraverso un assemblaggio di frammenti, un motivo zingaro che appare come un richiamo nostalgico: come spiegano Del Corno e Miotto nella loro presentazione, l'autrice ha lasciato l'Uzbekistan in giovane età per trasferirsi in Australia. Il secondo pezzo è un quartetto d'archi e clarinetto fatto di conati interrotti: un meccanismo inceppato che spinge il discorso verso un suono balcanico (amato dalla compositrice) che risulta però impossibile; il tutto con "Naturlaute" tra cui un acuto grido di civetta, ripetuto al clarinetto dall'ottimo Ghirardini. La terza composizione esplora il binomio buio/luce, mettendo a dura prova il pianista (il bravo Rebaudengo) che deve tra l'altro dare violente pestate al pedale dello strumento. Il quarto pezzo, dal titolo bizzarro, rievoca, l'utilizzo durante la guerra degli aghi di cactus al posto delle puntine per ascoltare i dischi nei vecchi fonografi a manovella.
Ma il vero protagonista è il famoso (e maschio) Nyman, il cui pezzo costituisce da solo la seconda parte del concerto. Si tratta di un lavoro già noto e scritto appositamente per Sentieri Selvaggi e Cristina Zavalloni. Quattro pannelli testualmente diversissimi, che però sono resi, minimalisticamente, in modo fin troppo simile. Quella della Zavalloni è un'interpretazione vera, eseguita "par cœur", anche se la sua voce è troppo amplificata. Puntuale la direzione di Carlo Boccadoro.
Interpreti: con Cristina Zavalloni
Orchestra: Sentieri Selvaggi
Direttore: Carlo Boccadoro
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