We need more

Dicono che il pubblico romano si sia scandalizzato – di fronte a I Need More – per via di ripetuti onanismi, pipì in scena, violenze esplicite di gruppo, schitarrate assordanti e via dicendo. Noi ci scandalizziamo al contrario per la totale assenza di una forma compiuta al servizio di tutto ciò, per i tempi antiteatrali, per la presunzione con cui personalissime elucubrazioni vengono imposte senza mediazioni al pubblico.

Recensione
classica
Festival Torinodanza - Interplay; Limone Fonderie Teatrali- Via Pastrengo 88 Moncalieri. Il Festival prosegue nei giorni 18-21-22 maggio Torino
di Enzo Cosimi; Musica originale di Robert Lippok
12 Maggio 2005
Il festival Torinodanza (direttore artistico Gigi Cristoforetti) come sempre in maggio si sposa con la rassegna molto trendy Interplay, curata da Natalia Casorati. Fino al 22 maggio, molte serate ognuna con diverse performances, prevalentemente ospitate in un nuovo, splendido spazio a Moncalieri, alle porte di Torino: le Fonderie Teatrali Limone, ex fabbrica diventata casa delle arti per iniziativa principalmente del Teatro Stabile. Una sede diversa, il Piccolo Regio di Torino, ha invece ospitato l'ultima produzione di Enzo Cosimi, I Need More, spettacolo che conclude il progetto "L'animale quasi pazzo – 3 creazioni sulla mutazione". Due pezzi separati – un'ora e 40 in tutto – il primo dei quali dedicato (attraverso suggestioni da Wharol e Burroughs) alla bellezza, all'ambiguità, alla crudeltà di certa giovinezza ribelle. Gli fa da contraltare un secondo tempo d'ispirazione pasoliniana, con il corpo nudo dell'androgina e tormentata Paola Lattanzi violato da quattro ragazzi a ricordare la morte, tutt'ora oscura, del Poeta. Illustrati gli assunti – e alla luce di quanto visto anche nelle altre giornate della rassegna – occorre aggiungere che è forse giunto il momento di stabilire, di fronte a un festival che si chiama Torinodanza, cosa sia danza e cosa non lo sia: concetto reazionario e miope secondo alcuni, pronti ad accettare confini sempre più estesi e vaghi e a genuflettersi di fronte a un concetto piuttosto che entrare nel merito della sua pratica realizzazione, spesso totalmente antiprofessionale. E di concetti, o meglio ancora concettuosità, e intellettualismi narcisi, e autoreferenzialità spinta sono colmi molti lavori di quelli che sono ormai gli ex Giovani della Nuova danza italiana, tra i quali il solo Fabrizio Monteverde sembra non aver smarrito per strada i ferri del mestiere: e cioè la coerenza drammaturgica, la chiarezza espositiva pur tra simboli e metafore, la danza come primo strumento di comunicazione e non, come si legge nel compiacente programma di sala di Cosimi "una libertà compositiva estrema, il creare senza la rete protettiva della forma e dei codici coreografici". Appunto. Dicono che il pubblico romano si sia scandalizzato – di fronte a I Need More – per via di ripetuti onanismi, pipì in scena, violenze esplicite di gruppo, schitarrate assordanti e via dicendo. Noi ci scandalizziamo al contrario per la totale assenza di una forma compiuta al servizio di tutto ciò, per i tempi antiteatrali, per la presunzione con cui personalissime elucubrazioni vengono imposte senza mediazioni al pubblico. E non è che si chiedano punte e tutù: alle Fonderie Limone si è esibito nei giorni scorsi il gruppo MK di Michele Di Stefano: durissimo plafond di musica elettronica, tableaux vivants da un lato scatenanti pura energia oppure legati a colte citazioni pittoriche (Manet, Hopper), luci caravaggesche a scolpire i corpi, danzatori splendidamente professionisti anche nella tesa immobilità. Poi, può non piacere: ma vivaddio per comunicare si utilizzano forme e linguaggi certi, c'è un'Idea compositiva, oseremmo dire persino un capo e una coda. Torinodanza proseguirà fino al 22 maggio alle Fonderie teatrali Limone.

Interpreti: Paola Lattanzi

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