Manon nell'era del capitalismo selvaggio

L'ultima produzione annuale della Staatsoper di Vienna, Manon Lescaut di Giacomo Puccini, vede sul podio il suo direttore musicale Seiji Ozawa. Una regia controversa e una condotta orchestrale poco curata portano a risultati discutibili nonostante le buone prestazioni dei cantanti.

Recensione
classica
Wiener Staatsoper Vienna Wien
Giacomo Puccini
04 Giugno 2005
Anche a coloro che apprezzano le idee di regia più bizzarre ed estreme, l'ultimo nuovo allestimento annuale della Staatsoper di Vienna, la Manon di Puccini, è risultato pesante da digerire. Non tanto per le trasposizioni in chiave moderna (il primo atto si svolge in un centro commerciale con modelle e coreografie che richiamano alla mente i peggiori West Side Story), ma per assoluta mancanza di coerenza logica e drammatica e alcune soluzioni grottesche. Il culmine è quando nel secondo atto Des Grieux dovrebbe apparire all'improvviso nell'appartamento di Geronte. Il fatto che spunti da un armadio a muro e che le scenografie rimandino chiaramente a un attico negli ultimi piani di un grattacielo fa diventare il povero innamorato un novello Diabolik o uomo ragno. Sul podio Ozawa, che proprio ieri ha reso pubblico il prolungamento del suo contratto fino al 2010, propone nel suo tipico balletto direttoriale un Puccini che potrebbe esserne la caricatura. Troppi eccessi, enfasi e impasti sonori che il più delle volte coprono i cantanti, che dovendosi quindi sforzare più del dovuto non sempre riescono a controllare l'emissione soprattutto nei registi più alti. Tra voci e orchestra viene fuori un magma da cui non è più possibile distillarne le componenti e le melodie. Per non parlare poi del testo, che rimane sempre nel vago e nell'incomprensibile. Eccessiva a volte la stilizzazione drammatica dei due personaggi principali, che li porta al manierismo e al parossismo. Più contenuto e efficace, invece, il Geronte di Bankl. Solo nell'ultimo atto, dopo un rodaggio che si è protratto fin troppo a lungo, Ozawa riesce a ristabilire l'armonia e a produrre 25 minuti di opera ad altissimi livelli, a fondere finalmente il belcanto e il modernismo armonico-orchestrale e a proporre un Puccini degno di questo nome.

Note: nuovo all.

Interpreti: Manon Lescaut: Barbara Haveman; Lescaut, suo fratello, Sergente: Boaz Daniel; Chevalier René Des Grieux: Neil Shicoff; Geronte de Ravoir: Wolfgang Bankl

Regia: Robert Carsen

Scene: Antony McDonald

Coreografo: Philippe Giraudeau

Orchestra: Orchester der Wiener Staatsoper

Direttore: Seiji Ozawa

Coro: Chor der Wiener Staatsoper

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