La nuova opera di Gerald Barry, The bitter tears of Petra von Kant, è basata sul dramma di Rainer Werner Fassbinder dallo stesso titolo, la storia del declino ed umiliazione di una stilista bisessuale che si innamora di una giovane modella, una esplorazione delle dinamiche di potere sessuale nei rapporti personali, che dopo aver riscosso poco successo in teatro aveva conquistato il pubblico internazionale nella versione cinematografica del 1972. Barry utilizza il testo integrale di Fassbinder, nella traduzione inglese di Denis Calandra, e questo garantisce integrità di struttura drammatica, ma paradossicalmente il trattamento del testo è tale che spesso risulta inudibile: non solo è immancabilmente musicato sillabicamente con l'accento sulla vocale finale della frase, ma a velocità innaturale in relazione con il ritmo parlato, e annegato da un suono orchestrale in cui gli ottoni sono sempre in prominenza. E' un uso della vocalità che sembra avere poco senso su di un palcoscenico operistico, e non a caso alcuni dei momenti più memorabili sono quando l'orchestra tace. Gerald Barry aveva dichiarato di essere stato attratto dal soggetto per la diversità di emozioni che presenta, e non ci sono dubbi che sulla pagina la scrittura di Barry appaia estremamente sofisticata, ma ad un orecchio normale il risultato finale risulta ritmicamente e timbricamente monotono. Non di meno, le sei protagoniste offrono una performance ammirabile, in particolare Stephanie Friede, che affronta il tour de force che è il ruolo di Petra, continuamente in scena, con grande generosità e varietà espressiva; e nonostante il suo ruolo, quello della collaboratrice-schiava Marlene, sia muto, Linda Kitchen è una presenza scenica imponente, che regge l'equilibrio del dramma. La regia di Richard Jones e le scene e i costumi di Ultz rendono efficacemente il clima 'retro', una scelta comunque discutibile in quanto l'originale era decisamente contemporaneo. André de Ridder dirige con determinazione. Rimane da ammirare la decisione di ENO di aprire la stagione con un nuovo lavoro, e di continuare così la sua politica per l'opera contemporanea.
Note: Primo allestimento mondiale
Interpreti: Petra von Kant: Stephanie Friede; Karin Thimm: Rebecca von Lipinski; Sidonie: Susan Bickley; Valerie von Kant: Kathryn Harries; Gabriele von Kant: Barbara Hannigan; Marlene: Linda Kitchen
Regia: Richard Jones; Luci: Mimi Jordan Sherrin
Scene: Ultz
Direttore: André de Ridder
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento