Vienna Concert II
Nella sua tournée europea, oltre a Roma e Barcellona, Jarrett fa tappa a
Vienna e omaggia la città con un lungo concerto nel Musikverein. Il
"maestro" appare rilassato e accompagna il pubblico in una passeggiata
attraverso i diversi stili del jazz, o meglio, della musica pianistica del
Ventesimo secolo.
Recensione
classica
Jarrett sale sul palco, le mani in tasca, si guarda attorno alla ricerca di ispirazione. La crisi degli anni passati, che lo aveva portato ad affermare che mai più si sarebbe esibito in concerti improvvisati di piano solo, il genere che nel 1975 a Colonia aveva "reinventato" e che lo aveva fatto diventare la "stella" del jazz, sembra passata. Ancora uno sguardo alle fastose e pesanti decorazioni dorate del Musikverein e il "maestro" si siede per attaccare il primo pezzo, una rapsodia di circa 15 minuti, che molto si avvicina al pianismo schönberghiano. Un omaggio a Vienna? Le grandi architetture formali e i lunghissimi ostinati a cui Jarrett ci aveva abituato non arrivano. I pezzi che seguono diventano sempre più corti, quasi miniature, aforismi (un omaggio a Vienna?), come se Jarrett faticasse a trovare quello slancio unitario che lo aveva portato al capolavoro di Colonia, o in anni più recenti, al grande contrappunto di reminescenza bachiana del concerto di Parigi. Jarrett passeggia invece per i differenti stili pianistici: un corale, poi un blues quasi country, un omaggio a Shostakovitch, una fantasia virtuosistica sugli arpeggi, dissonanze accordali. Nel secondo set, dopo una pausa inaspettata, continua la rassegna delle piccole forme, quasi dei pastiches che ricordano i differenti stili pianistici del Ventesimo secolo. Infine, il momento più intenso. Alcuni Standards jazzistici. Delle ballads, pure e prive di inutili sfoggi di virtuosismo. Questo è l'apice. Il suono diviene quasi stellare, e con sé forgia la forma. Tre bis, quasi due ore di concerto. Da 9 anni, Jarrett mancava da Vienna e si ritrova catapultato in un Musikverein gravido di aspettative, in questo luogo della tradizione che aspettava solo di essere risvegliato e inondato di "aurea".
Interpreti: pianoforte: Keith Jarrett
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