Arriva anche in Italia "Gustavo III", ricostruzione compiuta da Philip Gossett e Ilaria Narici della primitiva versione del "Ballo in maschera"
Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Giuseppe Verdi
18 Gennaio 2004
Dopo aver fatto il suo esordio assoluto a Göteborg nel 2002, arriva anche in Italia "Gustavo III", ricostruzione compiuta da Philip Gossett e Ilaria Narici dell'opera che Verdi avrebbe consegnato al San Carlo agli inizi del 1858, se non ci fosse stato l'attentato di Felice Orsini a Napoleone III. L'operazione è un po' particolare: trattandosi di un melodramma mai andato in scena, non si può parlare certo di una ricostruzione pienamente attendibile. I curatori stessi l'hanno definita in effetti una ricostruzione "ipotetica", la cui credibilità poggia sull'evidenza delle tracce lasciate dalle fonti: da un lato l'abbozzo completo dell'opera, steso negli ultimi mesi del '57, dall'altro lo stesso manoscritto finale del "Ballo in maschera" in cui sotto le correzioni risulta ancora leggibile la partitura originale che Verdi aveva preparato per Napoli. Il lavoro di Gossett e Narici ha il pregio di ovviare in modo soddisfacente alle incongruenze dell'ambientazione americana; per il resto, al di là delle modifiche testuali, le differenze rispetto al "Ballo" sono piuttosto limitate. In sostanza i punti di maggiore divergenza riguardando il Preludio ed il Coro di apertura, l'introduzione orchestrale e la scena di Amelia nel secondo atto, la scena ed aria di Renato/Ankastrom nell'atto conclusivo: in nessuno dei tre casi la versione iniziale sembra preferibile a quella definitiva.
La regia di Ruggiero Cappuccio gioca con le tormentate vicende relative alla gestazione dell'opera, ambientando lo spettacolo nella Napoli del 1858 e creando impliciti apparentamenti tra il destino di Gustavo III e le paure di Ferdinando II, allora appena uscito indenne da un attentato. In tal modo viene accentuato il tema politico e l'opera si immerge in un tinta funerea, che mortifica tutti gli aspetti giocosi ed ironici: le belle scene di Nicola Rubertelli chiudono la vicenda in ambienti cupi, dove si stagliano in pose statuarie i personaggi magnificamente vestiti da Carlo Poggioli. Sul piano musicale lo spettacolo viaggia su livelli dignitosi, con una direzione, quella di Renato Palumbo, scorrevole ma un po' superficiale, e con un cast vocale complessivamente equilibrato, ma senza grandi vette. L'accoglienza del pubblico è piuttosto tiepida, con qualche dissenso nei confronti della regia.
Note: Nuovo allestimento
Interpreti: Amelia, Elisabete Matos; Gustavo III, Aquiles Machado; Anckastrom, Vladimir Stoyanov; Arvidson, Larissa Diadkova; Oscar, Paola Cigna
Regia: Ruggero Cappuccio
Scene: Nicola Rubertelli
Costumi: Carlo Poggioli
Coreografo: Misha van Hoeke
Orchestra: Orchestra del Teatro di San Carlo
Direttore: Renato Palumbo
Coro: Coro del Teatro di San Carlo
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