Più che un domatore è un imbonitore la figura che ci accoglie nel prologo della Lulu, che come disse Adorno è davvero quintessenza musicale e testuale dell'opera. Invita la gente ad uno spettacolo unico, centro del quale è la bestia per eccellenza, la serpe, la donna. In una ricostruzione kitsch della giungla, alla Ligabue, se ne sta invece in vetrina una creaturina vestita da Pierrot, fuori luogo in un ambiente così selvaggio.
Lo stesso elemento scenico viene ripreso per la prima scena del primo atto in casa del pittore. Lulu è una bimba che usa gli strumenti della seduzione automaticamente e inconsciamente. Di fianco al cadavere del dottore si comporta come una coniglietta da Playboy, non riuscendo a prendere sul serio neppure la morte.
La seconda scena si svolge in un soggiorno dominato da numerosi ritratti pop giganti di Lulu. L'ingresso del Dott. Schön è sottolineato dal crescendo della tensione sostenuta mirabilmente dal tessuto musicale, fino al confronto fra Lulu e Schön, che non è un duetto, ma un vero duello. Il suicidio del pittore culmina con l'uso delle percussioni che col loro ritmo serrato scatenano minacciose pulsioni. Qui si completa la prima fase della lettura della partitura di Paolo Carignani. Già a questo punto se ne delineano le caratteristiche che accompagneranno tutto lo svolgimento dell'opera.
Nella terza scena Lulu porta un costume alla Josephine Baker. Tutti le girano intorno come un nugolo di mosche. Sulla chaise longue di Lulu ancora segni del suo non poter diventare adulta: orsacchiotti di peluche.
Nel secondo atto i colori si fanno più cupi. Al regista riesce di concentrare l'attenzione sull'aspetto sarcastico di questa fase dell'opera sottolineando la carica eversiva del linguaggio usato nel libretto, stile caro a Karl Kraus di cui Berg era un ammiratore. Anche i personaggi (la contessa Geschwitz, l'atleta, Schigolch, il domestico, lo studente ginnasiale) agiscono in perfetta coreografia in questa lucida satira della morale borghese allora regnante. La bacchetta di Carignani ha nel frattempo spostato decisamente l'accento dal ludico al drammatico.
Il regista rinuncia all'interludio cinematografico previsto dopo il secondo atto e noi ce ne rammarichiamo, perché è noto l'interesse del compositore per lo sviluppo di questo mass media e per le implicazioni che ne derivavano per l'uso della musica.
Sotto la direzione di Carignani l'orchestra produce un sottile tessuto musicale annodando nota su nota la trama della tragedia. E' mirabile l'integrazione tra musica e canto ottenuta in questa produzione.
L'interpretazione del regista Jones sottolinea l'ingenuità seducente di Lulu, decisione consona alla lettura della figura voluta da Berg dopo aver ricevuto da Karl Kraus la versione originaria della Lulu di Wedekind. La tradizione anglosassone non si lascia intimidire dal peso della tradizione espressionista del mondo culturale tedesco. Risultato una produzione che con i suoi lati frivoli può essere accettata dalla maggior parte del pubblico. Fagocitati dai mass media neppure gli spettatori della sala cinematografica per adulti di Jones e del suo scenografo Paul Steinberg sembrano essere sconvolti dal destino di Lulu.
Interpreti: Janita Lascarro, Lulu; Paul Gay, domatore/atleta; Shawn Mathey, pittore/negro; Raymond Very, Alwa; Terje Stensvold, dottor Schön/Jack; Carlos Krause, Schigolch; Hans Jürgen Lazar, principe; Margit Neubauer, donna del guardaroba/madre; Franz Mayer, direttore del circo/ banchiere; Martina Dike, contessa Geschwitz; Annette Stricker, studente ginnasiale/Groom; Michael McCown, domestico; Gerard Lavalle, commissario di polizia; Emma Gardner, quindicenne
Regia: Richard Jones/Annilese Miskimmon
Scene: Paul Steinberg
Costumi: Biki Shiff
Orchestra: Teatro dell'Opera
Direttore: Paolo Carignani