L'opera monteverdiana come 'pulp fiction'

Nigel Lowery mette in scena l'opera monteverdiana sintetizzando i miti della cultura pop americana. Bella prova dei cantanti e dell'orchestra.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Basilea
Claudio Monteverdi
20 Novembre 2003
La Fortuna porta una roulette come copricapo, la Virtù è vestita da Statua della Libertà e Amore non è altro che Topolino: l'essenza della messinscena di Nigel Lowery si capisce già dal prologo della sua "Incoronazione di Poppea". Gli intrighi della Roma imperiale vengono trasferiti in un mondo statunitense che sembra un conglomerato della cultura di massa d'oltreoceano. Nell'apoteosi finale appaiono delle suffragette, come 'deus ex machina' scende una Barbie che si trasforma in Venere, e Nerone e Poppea, lui una specie di rapper infantile, lei una Lolita platinata, immortalano i palmi delle loro mani nel cemento come nel "walk of fame" di Hollywood. Detto questo, la regia risulta molto meno provocatoria di quanto uno possa immaginare all'inizio, dato che Lowery rispetta in fondo la logica della 'trasposizione' senza eccedere in stravaganze o simbolismi, e tiene costantemente sveglio l'interesse dello spettatore grazie ad una serie di originali trovate sceniche. Certo, i conti non tornano sempre (che ci fa Topolino come Amore?), e un un po' scontato appare inoltre il ricorrente collegamento fra amore e denaro. Konrad Junghänel dirige con sapiente discrezione un'orchestra La Cetra non sempre impeccabile per intonazione. Buona la maggior parte del cast vocale, soprattutto lo strepitoso Max Emanuel Cencic, un Nerone dalla voce morbida e dalla tecnica raffinata. Brave anche Gillian Keith, voce piccola ma sicura, che incarna una Poppea sensualmente 'naïf', e Marie Angel, un'Ottavia dalla voce vibrante. Non impeccabile nell'emissione è stato William Purefoy come Ottone; un po' piatta si è rivelata la Drusilla di Catherine Swanson, e decisamente fuori parte Rita Ahonen nell'ardo ruolo di Arnalta. Infine, una menzione speciale alla frizzante Agnieszka Budzinska, che ha dato vita allo spiritato Valletto e ad Amore, in fondo il vincitore dell'opera.

Interpreti: Amor, Valetto, Agnieszka Budzinska; Fortuna, Geraldine Cassidy; Virtù, Damigella, Maria Antonia Altadill-i Briansò; Ottone, William Purefoy; Ottavia, Marie Angel; Nerone, Max Emanuel Cencic; Poppea, Gillian Keith; Arnalta, Rita Ahonen; Seneca, Kevin Short; Nutrice, Steve Dugardin; Drusilla, Catherine Swanson; Lucano, Tribuni, 1. Soldat Karl-Heinz Brandt; Famigliari di Seneca Steve Dugardin, Dietmar Renner; Consoli Hendrik J. Köhler; Liberto, 2. Soldat Simon Art; Littore, Dietmar Renner

Regia: Nigel Lowery

Scene: Nigel Lowery

Costumi: Nigel Lowery

Orchestra: Cetra Barockorchester Basel

Direttore: Konrad Junghänel

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