Luisa Vermeer
Dopo 41 torna a Palermo "Luisa Miller" in una ambientazione fiamminga, caratterizzata dai richiami alla pittura di Vermeer e Rembrandt. Ottima prova di La Scola e Frontali, luminosa direzione di Renzetti
Recensione
classica
Funestata da una serie di tristi presagi (un paventato sciopero, il crollo del sipario tagliafuoco di 30 tonnellate, l'attacco furente di La Scola sulla stampa alla direzione produttiva del teatro, l'incendio dell'auto del Direttore di Produzione, la generale sospesa per una violenta baruffa tra il regista e delle coriste che s'erano presentate in abiti civili), "Luisa Miller" è andata in scena. Ed è stato, con gran sorpresa, uno dei migliori spettacoli degli ultimi anni al Teatro Massimo; merito indubbio di Puggelli, che ha trasportato la vicenda dal Tirolo all'Olanda di Vermeer e Rembrandt, realizzando (assieme a Luisa Spinatelli), una perfetta macchina di secentesca teatralità, con carrucole e funi a vista, su cui venivano proiettate non solo le tele più famose dei due, con echi di ferro, cuoio, bronzo, ma dove si aprivano suggestivi spazi che rievocavano perfettamente gli interni vermeeriani e rembrandtiani, con le luci (eccellenti) di Bruno Ciulli che spaziavano dal cilestrino dell'uno a l'ambra dell'altro. I costumi (perfetti) parevano sortire dai quadri stessi, come Walther (diretta emanazione della "Ronda di notte") o Luisa (praticamente identica alle donne di Vermeer), in un'idea che spesso "sdoppiava" i due protagonisti con dei mimi che ne sottolineavano le solitudini e le distanze.
Cast maschile pressoché perfetto. La Scola ha fatto sua la lezione di Gavazzeni, che sottolineava come il personaggio "sta tutto su reazioni nervose"; magnifico lo slancio dell'agitato "Maledetto il dì ch'io nacqui". Ottimi Roberto Frontali (straordinari i fraseggi sillabici acuti del III atto), Alistair Miles (grande prova di basso "cantante") e Mario Luperi. Sul fronte femminile, la Vassileva (timbro velato) non possiede la precisione delle puntature né i trilli di agilità, e la sua sortita ne mostra i palesi limiti; la Proietti realizza vocalmente la sensazione di stare su una nave senza nocchiero in mare tempestoso. Bella prova del coro diretta da Fulvio Fogliazza e direzione dettagliata e raffinata di Renzetti. Scarsissimo successo di pubblico.
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