Quando c'è poco amore dentr'a un Matrimonio...

Un cast vocale d'estrema omogeneità restituisce verve ad un Matrimonio diretto senza troppo amore da Ottavio Dantone.

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Domenico Cimarosa
15 Novembre 2003
Curioso 'capolavoro', "Il Matrimonio segreto" di Cimarosa. Di fatto, l'impianto drammaturgico è davvero lieve lieve, gli effetti comici sono decisamente ripetititivi (la sordità di Geronimo, le dichiarazioni d'amore strabiche di Fidalma e del Conte), una orchestrazione d'estrema semplicità che solo all'inizio del secondo atto lascia cogliere in trasparenza accenti romantici, una stabilità armonica e tonale (rarissime le modulazioni e i modi minori). Se ci si ferma a questo, potremmo avere un 'capolavoro' sì, ma banale. Ottavio Dantone, a cui era affidata la direzione di questo nuovo allestimento del Massimo di Palermo, ci si aspettava desse una dimensione "filologica"; invece, i tagli erano quelli della tradizione, recitativi decimati, interventi anche sulla ripresa delle arie. Il suono spesso serrato, compatto, poco concedeva a una dovuta ricchezza di dinamiche (penso ad esempio al "sotto voce" con cui viene descritta da Cimarosa la casa addormentata), mentre un cembalo routinier tirava via distrattamente i recitativi. La scena di Rebaudengo ricrea, con continui cambi a vista di pannelli mobili, i diversi ambienti, fedele alle didascalie del libretto (alberi, lumi, porte – tre in meno del previsto, però), e due orologi protagonisti, col loro scorrere del tempo, di questa "altra" folle giornata. Forse gli elementi scenici stampati al plotter non sono ideali, lasciando un che di sfocato ora nelle colonne, ora nella quadreria di Geronimo. Di maniera, datata, a tratti noiosa la regia di Crivelli. Per fortuna, il cast – tolto l'imbarazzante Paolino di Jorg Schneider – era davvero azzeccato: Concetti (che non è basso buffo) disegna un signorile Geronimo, Previati sarebbe perfetto con qualche moina in meno. Eccellenti le tre donne: Damiana Pinti è esilarante Fidalma (tra Maggie Simpson e la signorina Silvani: magnifica), la Nocentini una efficace Elisetta, la ventiquattrenne Laura Giordano (già Carolina con Rousset a Parigi e a Londra), star della serata, accolta con affetto dai suoi concittadini.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Geronimo, Andrea Concetti/Enzo Di Matteo; Elisetta, Maria Costanza Nocentini, Elena Rossi; Carolina, Laura Giordano, Emanuela Bisceglie; Fidalma, Damiana Pinti, Lorena Scarlata Rizzo; il conte, Fabio Previati; Paolino, Jorg Schneider/Andrea Giovannini

Regia: Filippo Crivelli

Scene: Roberto Rebaudengo

Costumi: Roberto Rebaudengo

Direttore: Ottavio Dantone

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.