Il cigno e il suo doppio

Le immagini speculari di convergenze e antitesi, di collimazioni e di estraneità, senza soluzioni di continuità, in quadri vagamente espressionisti, in cui si affolla una convulsa animazione pantomimica, si diramano in uno spazio sonoro intrecciato, avido di tutti i generi

Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Giampaolo Coral
26 Novembre 2003
"Studio drammatico" aveva denominato Cechov il suo "Canto del cigno" che, data l'intima affinità con la propria maniera narrativa, avrebbe potuto anche giovarsi del sottotitolo di "novella sceneggiata". La tematica della dualità, dell'ombra, del suggeritore occulto, dell'inquietudine, dell'onirico, di "una sola moltitudine" pessoana, è cara a Giampaolo Coral; la stesura de "Il canto del cigno", andata in scena ora alla Sala Tripcovich, risale al 1989. L'anno seguente il lavoro aveva ricevuto il "Carl Maria von Weber Preis" indetto dalle Dresdener Musikfestspiele, ma l'allestimento della prima assoluta a Dresda sfumò a causa di complesse vicende economico-organizzative tedesche a seguito del crollo del muro di Berlino. Le immagini speculari di convergenze e antitesi, di collimazioni e di estraneità, senza soluzioni di continuità, in quadri vagamente espressionisti, in cui si affolla una convulsa animazione pantomimica, si diramano in uno spazio sonoro intrecciato, avido di tutti i generi, in cui a sprazzi emerge un malinconico Leitmotiv pseudorusso creato da Coral e suggerito inizialmente nella partitura da una fisarmonica lontana, volutamente sghemba e seducente. Lo spettacolo, curato con precisione della regista Alessandra Scaramuzza, coprodotto con "Trieste contemporanea", disegna con perfetto gusto teatrale i percorsi dell'incalzante drammaturgia di Coral. Adriano Martinolli D'Arcy ha diretto l'Orchestra del Verdi con impeccabile e colta misura. Il baritono Giuliano Pelizon ha incarnato con sicurezza la devastante dualità di Svietlovidov e ben ha rappresentato colui che gli offre il destro, Nikita, il tenore Davide Cicchetti. Pubblico numeroso, applausi caldissimi e prolungati soprattutto al compositore.

Note: Nuovo Allestimento del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste: prima assoluta

Interpreti: Svietlovidov, Giuliano Pelizon; Nikita, Davide Cicchetti; Spiritello del Teatro, Giusy Monza; Ofelia, Cristina Pittoni; il matto, Manuela Russo; Otello, Giuseppe Principini; Amleto, Alessandro Viviani; Re Lear, Carmelo Farina; la spettatrice moscovita, Sabrina Ventre

Regia: Alessandra Scaramuzza

Scene: Benedetta Ponzoni

Costumi: Benedetta Ponzoni

Corpo di Ballo: Corpo di Ballo del Teatro Lirico "Giuseppe Verdi" di Trieste

Orchestra: Orchestra del Teatro "G. Verdi" di Trieste

Direttore: Adriano Martinolli D'Arcy

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