L'opera è morta, viva il teatro musicale.

L'opera di Lachenmann in un nuovo allestimento e con nuove soluzioni spaziali ha convinto per intensità, ma soprattutto, per immediatezza.

Recensione
classica
Wiener Festwochen Vienna Wien
Helmut Lachenmann
28 Maggio 2003
Opera tra le più complesse degli ultimi 50 anni di musica, il lavoro di Lachenmann è ostile a qualsiasi recensione. Anche perché dopo le unanimi critiche che definiscono Das Mädchen mit den Schwefelhölzern una delle opere fondamentali – se non la maggiore – degli ultimi venti anni, un nuovo approccio deve per forza tener conto di questo giudizio condiviso dalla critica musicale. Non resta quindi che concentrarsi su questo nuovo allestimento, il secondo a soli 6 anni dalla prima esecuzione dell'opera. Mi si permetta, innanzitutto, una considerazione introduttiva ad esprimere il mio rammarico: come molti avranno potuto leggere nelle pubblicazioni specializzate, il governo austriaco ha deciso di tagliare vistosamente i fondi destinati al maggior festival del paese e questa produzione sarà forse una delle ultime che lasceranno un segno indelebile nella storia del festival. Detto ciò, si sarà potuta evincere in maniera indiretta l'approvazione di questa produzione, basata su una regia che, tenendo conto del luogo destinato all'esecuzione, non ha voluto sovrapporsi in modo violento e invadente ad una partitura estremamente complessa, ma ha deciso di sottomettersi a questa. Il luogo della rappresentazione è la nuova sala per concerti situata in uno dei vecchi gasometri nella periferia industriale viennese. Il luogo è stato originariamente pensato per concerti di musica pop e rock e questa è la prima volta che ospita produzioni di questo tipo. È una struttura circolare, in cemento armato, con muri non intonacati. Partendo dalla forma della sala, attorno al perimetro sono stati situati gli strumentisti (105 divisi in 4 gruppi con altrettanti direttori, nonché i coristi e i vari tecnici). Il "palcoscenico" è al centro della sala, una passarella rialzata a forma di croce, il pubblico siede tra i vari assi della croce. Due scarne scenografie adornano due punti del muro. Sebbene la scelta dei posti fosse libera e molti giovani sedessero tra gli spettatori, l'importanza di questa disposizione non riguarda una nuova concenzione, più democratica, dell'opera, quanto le nuove possibilità drammatiche e sonore rese possibili da questo tipo di organizzazione e impostazione spaziale e scenica. I personaggi e la maggiorparte delle azioni partono alle spalle del pubblico, creando tensione e sorpresa. Ma è il suono ha ricevere i maggiori vantaggi da questa disposizione, arrivando dale varie parti della sala e dirigendosi verso il centro e verso la platea degli ascoltatori. Se a questo si aggiunge che le luci erano quasi sempre accese e forti, si capisce come questa parte dell'allestimento si distingua dagli stilemi accettati del teatro musicale, anche più recente. Fenomenali gli interpreti: le cantanti sono solamente due – le soprano Elisabeth Keusch e Sarah Leonard. Sicure e disinvolte si muovono camminando tra il pubblico e sulla scena e commentano gli avvenimenti. Gli altri personaggi sono attori e non hanno parti cantate. La regia mette in chiara luce il messaggio dell'opera, che il compositore dedica a due vittime della società. Infatti, Lachenmann vede la figura della piccola fiammiferaia e quella di Gudrun Ensslin – una delle esponenti delle brigate rosse tedesche – con gli stessi occhi. Accomunate da un rapporto con il fuoco – il calore necessario alla fiammiferaia per sopravvivere; gli incendi provocati dalla Esslin per la "sopravvivenza" della propria identità politica e sociale – le due figure femminili sono soprattutto vittime e schiave della società che le condanna poiché in disagio. E non a caso i personaggi che le tormentano compaiono sulla scena vestiti degli abiti di tutti i giorni, quelli che potrebbe portare ognuno di noi, come a voler alludere a una coscienza collettiva della società che non si fa remore a schierarsi unita contro i più deboli. Grazie alle componenti motorie e dinamiche di cui abbiamo parlato, il pubblico può avvicinarsi a una materia così complessa, poiché il suono che viaggia nella sala stimola assieme ad altri fattori la continua Wahrnehmung (ricezione) dell'opera. La croce a forma di passerella – o viceversa la passerella a forma di croce - a cui accennavamo precedentemente incrementa ancora di più questa possibilità: il regista parla di spazio concentrato, del luogo della concentrazione; per traslato questa è anche la possibilità per il pubblico di sedere a osservare tra "sadismo" e "Verfremdung" brechtiano i destini tragici e storici dei personaggi. In alcuni momenti la percezione è quasi plastica e attraverso differenti stratagemmi (dicotomie luce-buio, freddo-fuoco) ci conduce anche sensualmente attraverso il "vissuto" delle figure sulla scena. Nella rappresentazione non è tanto la vicenda o il contenuto testuale del libretto (solo in rare fasi comprensibile perché altrimenti manipolato foneticamente) ad essere di fondamentale importanza, quanto il concetto globale della rappresentazione, il rapporto del pubblico e dell'opera con lo spazio che ha come risultato la cognizione dell'opera. Questa è certamente un'opera ad alto contenuto morale e intellettuale, che a tratti si avvicina all'ermetico. Eppure queste peculiarità spaziali e la cura della regia la rendono, nonostante ciò, vicina al pubblico. Quello ha cui abbiamo assistito è un concetto assolutamente inedito di opera, in realtà la definizione di opera non è adeguata: in questa rappresentazione l'opera è morta, il teatro musicale – in tutta la sua forza – è risorto (governo e fondi pubblici permettendo). Nella sua efficenza, nella sua immediatezza, questo allestimento ha dello straordinario; fuoriesce come la musica di Lachenmann da tutti i canoni, segna una nuova via che, come in altri casi, va sostenuta con aiuti pubblici, poiché rappresenta un arricchimento inestimabile per tutta la società.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Solo soprano Elizabeth Keusch / Sarah Leonard, Speaker Walter Raffeiner , The Girl Phillippa Galli, Gudrun Ensslin Therese Affolter, The Grandmother Sevgi Özdamar, Solo pianists Yukiko Sugawara / Tomoko Hemmi, Shô player Tomoko Kiba

Regia: Alfred Kirchner

Scene: Karl Kneidl

Costumi: Karl Kneidl

Orchestra: Amadeus Ensemble-Wien; Tonkünstler-Orchester Niederösterreich

Direttore: Walter Kobéra

Coro: Vocal Ensemble of Neue Oper Wien

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