Se la Francia impazzisce per l'Italia

Recensione
classica
Folle journée Nantes
Claudio Monteverdi
27 Gennaio 2003
Oltre 150 mila biglietti e più di 15 mila dischi venduti. La IX edizione della "Folle journée" di Nantes si conclude con lo squillo delle trombe riservato alle grandi occasioni. René Martin, l'organizzatore e ideatore dell'iniziativa, gongola. Ed è difficile non comprenderlo. Quando nel 1995 ha provato a lanciare l'idea di una serie di concerti no-stop lungo un giorno intero, in molti storcevano il naso. Ormai la formula è inattaccabile e rivenduta all'estero: Lisbona, Bilbao, Tokyo. E una sola giornata non basta più: quest'anno i 250 concerti si sono succeduti nelle sette sale della Cité des Congrès dal mercoledì a domenica, dalle 9 a mezzanotte. Una vera follia che è costata 2.600.000 euro: un milione è garantito dai biglietti, un altro milione dal comune e quello che resta lo mettono lo stato, le banche e gli sponsor. La parola d'ordine è comunque "democratizzazione": i prezzi restano bassi (la maggior parte dei concerti oscilla tra i 3 e 8 euro), le scuole sono coinvolte attivamente, e un pubblico non solitamente attratto dalla musica "classica" si lascia sedurre da un week-end assai poco ordinario. Dedicata all'Italia barocca (da Monteverdi a Vivaldi), l'edizione del 2003 ha portato in scena quasi tutti i migliori interpreti del repertorio sei-settecentesco: da Biondi ad Alessandrini, da Fasolis a Herreweghe. La musica strumentale l'ha fatta da padrona (occasione unica offerta dalla fusione di Akademie für Alte Musik Berlin, Concerto Köln e Ensemble 415 sotto la direzione di Chiara Banchini: la ricostruzione dei concerti grossi dell'op. VI di Corelli con quasi cento strumentisti secondo le indicazioni rintracciate nei documenti d'archivio della famiglia Ottoboni). Ma anche l'opera ha avuto una sua parte, grazie anche a qualche aggiustamento rispetto al programma originario. "Orfeo" è stato affidato al Collegium Cartusianum di Peter Neumann che ha proposto una lettura sobria, particolarmente attenta all'intelligibilità del testo (proiezione del fiorentino "recitar cantando"), anche al prezzo di una scelta di tempi un po' lenti, e comunque musicalmente ineccepibile, pur con qualche opacità nei colori orchestrali. La voce di John Elwes tradisce qualche crepa (il volume è ormai sensibilmente ridotto e il timbro tende al nasale), ma resta un Orfeo di rispetto, affiancato a Nantes, soprattutto, da un mezzosoprano di grande livello, Franziska Gottwald. Per il versante buffo, La petite bande di Sigiswald Kuijken e la regista Béatrice Cramoix hanno messo in scena un gustoso allestimento dell'intermezzo "La furba e lo sciocco" di Domenico Sarri: il basso Fulvio Bettini, ottimo tanto come cantante quanto come attore, ha rivelato sin dalle prime note la sua superiorità sul soprano Marie Kuijken, alle prese con vistosi problemi di intonazione. Comunque, la musica esile è parsa perfino accantivante grazie alla Petite bande, avvezza allo stile del primo Settecento italiano. Oltre a questi due momenti consacrati ad opere, alcuni concerti vocali hanno puntellato la programmazione di Nantes. Merita una segnalazione, almeno, la partecipazione del giovanissimo controtenore francese Philippe Jarousski che è riuscito a suscitare entusiasmi da stadio con un récital di arie vivaldiane, in compagnia dell'Ensemble Matheus diretto da Jean-Christophe Spinosi. Mentre le luci si spengono sulla Cité des congrès targata Italia, non resta che prenotarsi per l'edizione del X anniversario. Sarà il turno della generazione romantica di Chopin, Schubert, Schumann e Mendelssohn.

Interpreti: John Elwes, Franziska Gottwald

Orchestra: Collegium Cartusianum

Direttore: Peter Neumann

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