Fantastico Lélio

Una rarissima realizzazione dell'accoppiata Symphonie Fantastique-Lélio, in forma scenica secondo l'originale concezione di Berlioz

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Berlioz
11 Marzo 2003
Una serata insolita, per metà concerto e per l'altra metà spettacolo, ma spettacolo sui generis. Non era una ricerca di originalità a tutti i costi ma l'attuazione d'un progetto che Hector Berlioz concepì nel 1832, quando decise di dare alla Symphonie Fantastique una prosecuzione con Lélio ou Le retour à la vie, dove narra il risveglio, dopo il fallito tentativo di suicidio, del protagonista della sinfonia, che si dedica anima e corpo all'arte per cercare di dimenticare la donna amata. In Lélio Berlioz non si accontenta d'un programma letterario, come nella Fantastique, e porta in scena un attore per incarnare Lélio, facendogli recitare un testo folle e sconclusionato ma anche genialoide e affascinante. Questo Monodramma lirico da un lato è solo un pretesto per mettere insieme un centone di pezzi composti a distanza di tempo e rimasti inutilizzati nel cassetto, ma d'altro lato è la realizzazione d'una personalissima osmosi tra teatro e concerto. Qui, più che in qualsiasi altra musica di Berlioz, la genialità contraddice il buon gusto e il sublime si mescola al ridicolo. A prescindere da come si voglia giudicare la cornice in cui sono inseriti, alcuni dei sei pezzi di Lélio fanno parte dei capolavori di Berlioz, soprattutto il Coro d'ombre, con quei timbri gelidi e quelle armonie sinistre, ma anche la colorata Canzone dei briganti e l'originalissima Fantasia sulla Tempesta di Shakespeare (in italiano!). Berlioz avrebbe voluto che in Lélio l'orchestra, il coro e i cantanti fossero nascosti dietro a un siparietto e che solo l'attore fosse visibile al proscenio, ma, poiché qui orchestra e coro sono protagonisti allo stesso titolo dell'attore, il regista Michal Znaniecki ha deciso di lasciarli in vista, seppure velati da un tulle nero. Così ha potuto evidenziare al massimo l'originale rapporto che qui si crea tra musica e spettacolo ed esaltare l'innata teatralità della musica di Berlioz con alcuni suggestivi effetti, come la lenta apparizione e l'altrettanto lenta scomparsa del coro su un ponte mobile durante il Coro d'ombre, mentre figure ammantate di nero s'insinuano tra i coristi. La vera scenografia è dunque costituita da coro e orchestra, davanti a cui lo scenografo Michele Della Cioppa ha collocato alcune poltrone di teatro in velluto rosso, a signifcare che è un personaggio iperbolicamente teatrale il Lélio che smania e declama tra quelle poltrone, inizialmente vestito da cameriera con grembiule e crestina bianchi (ma perché?) e poi in divisa di poeta romantico. Intorno a lui si aggirano come fantasmi alcune giovani donne che materializzano la sua ossessione per Harriett-Ofelia-Giulietta. E gli angoli del palcoscenico rivelano al momento opportuno due salotti borghesi, dove il tenore esegue Il pescatore e Canto di felicità, due liriche evidentemente destinate in origine proprio al salotto e ora un po' spaesate tra i pezzi per grande coro e grande orchestra che le circondano. John Nelson non è un virtuoso della bacchetta e quindi la sua esecuzione della Symphonie Fantastique aveva colori e dinamiche un po' appiattiti (non ne daremmo la colpa all'Orchestra dell'Opera, che ha risposto con sicurezza e ha dato l'impressione di poter fare di più, se adeguatamente sollecitata). Ma poi la sua profonda conoscenza di Berlioz e la sua immensa fiducia nella sua musica l'hanno aiutato a trovare il bandolo di un'opera complessa e composita come Lélio e a darne un'esecuzione illuminante. Bravissimo Eric Génovèse ha saputo dare credibilità al farneticante protagonista e rendere accettabile il prolisso testo di Berlioz, che senza dubbio se la cavava meglio con le note che con le parole. Bravo il baritono Carmelo Caruso e bravino Stephen Mark Brown, che ha sostenuto entrambi i ruoli tenorili, sostituendo un collega indisposto. Unico neo di questa rara e interessante serata era la scarsissima presenza del pubblico, che però ha applaudito con convinzione.

Interpreti: Fowler, Brown, Caruso, Génovèse

Regia: Michal Znaniecki

Scene: Michele Della Cioppa

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera

Direttore: John Nelson

Coro: Coro del Teatro dell'Opera

Maestro Coro: Andrea Giorgi

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