Due Dulcamara nell'"Elisir d'amore" proposto ieris era dall'Opera Giocosa al teatro Astor di Savona. Domenico Colaianni, colpito nel primo tempo da una improvvisa afonia ha dovuto lasciare la parte ad Andrea Porta. Efficace la direzione di Giovanni Di Stefano, ricca di citazioni felliniane la regia di Davide Livermore. Fra gli interpreti in evidenza Linda Campanella e Francesco Meli.
"Ei move i paralitici, spedisce gli apopletici, gli asmatici, gli asfitici, gl'isterici, i diabetici, guarisce i timpanitidi e scrofole e rachitidi e fino il mal di fegato che in moda diventò". Sono i miracolosi poteri farmaceutici del liquore venduto da Dulcamara nell'"Elisir d'amore" donizettiano. Fra le malattie, purtroppo non figura l'afonia e ieri sera, all'Astor di Savona, dopo aver elencato i portentosi poteri del suo elisir l'imbonitore di turno, il basso Domenico Colaianni, è rimasto senza voce, si è coraggiosamente trascinato fino alla fine dell'atto e ha poi ceduto la parte ad Andrea Porta richiamato d'urgenza in teatro mentre tranquillamente se ne stava tornando a casa a Genova dopo aver doverosamente presenziato all'avvio dello spettacolo come Dulcamara "in seconda". Incidente a parte, "L'elisir d'amore" secondo titolo nel cartellone dell'Opera Giocosa, spettacolo itinerante che da Imperia è passato a Savona e toccherà nei prossimi giorni Spezia e Alessandria, è parso piacevole. L'allestimento, in coproduzione con il Petruzzelli di Bari, era firmato dal regista Davide Livermore che coadiuvato per scene e costumi da Santi Centineo, ha ambientato l'azione negli anni Cinquanta e ha pensato all'opera come ad un omaggio al cinema di Fellini con continue citazioni alle pellicole e ai personaggi più celebri. Tanto che invece di parlare di bordeuax sarebbe stato preferibile citare il lambrusco. Belcore è un carabiniere, Dulcamara arriva vestito come lo sceicco bianco, ma su una vecchia e sgangherata Ape. Una serie di invenzioni arbitrarie ma simpatiche e che non contraddicono il libretto con la sola eccezione del corteo funebre nel secondo atto, inutile e fuorviante. Sul podio dell'Orchestra Sinfonica di Savona, Giovanni Di Stefano ha diretto con vigore e buona verve, cercando di compattare il più possibile voci e orchestra. La posizione dello strumentale al piano della platea non ha naturalmente favorito l'equilibrio fonico, ma certe soluzioni espressive sono parse comunque apprezzabili. Linda Campanella si è dimostrata una Adina dalle brillanti agilità vocali. Intensa l'interpretazione di Nemorino da parte di Francesco Meli tenore dalle belle risorse ancora da irrobustire, ma certamente degne di attenzione. Riccardo Novaro è stato un Belcore simpatico, ma con qualche problema nella tessitura grave, Andrea Porta, subentrato nel secondo tempo, pur in una situazione d'emergenza, ha offerto una prova lodevole. Assai discutibile la prestazione del coro di Nizza.
Interpreti: Riccardo Novaro, Francesco Meli, Linda Campanella, Domenico Colaianni, Andrea Porta
Regia: Davide Livermore
Scene: Santi Centineo
Costumi: Santi Centineo
Orchestra: Orchestra Sinfonica di Savona
Direttore: Giovanni Di Stefano
Coro: Coro di Nizza
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