Amina in cartolina

Una Sonnambula, quella di Parma, con una regia, scene e costumi da cartolina, con tutto quello che ci può essere di scontato e bozzettistico in questa definizione. Korsten dirige l'orchestra e il coro del regio in maniera molle e poco accattivante, mentre la compagnia di canto si assesta su una resa media che ne assicura l'omogeneità. Eva Mei ha ben interpretato Amina, non andando a cercare l'interpretazione memorabile. Nella norma gli altri. Applausi dal pubblico.

Recensione
classica
Fondazione Teatro Regio di Parma Parma
Vincenzo Bellini
12 Gennaio 2003
Per il secondo titolo nel cartellone 2003 al Regio di Parma ieri sera si respirava un'aria molto vicina all'apertura di stagione vera e propria. Infatti, dopo l'unica data, il 22 dicembre scorso, di "Assassinio nella Cattedrale" di Pizzetti in forma semiscenica, "La Sonnambula" belliniana che inaugura il nuovo anno delle produzioni parmigiane riporta sul palcoscenico del Regio il "melodramma" nel senso più tradizionale del termine, per la soddisfazione del folto pubblico presente. Ciò è emerso soprattutto dall'impostazione scenica che il regista Pier Francesco Maestrini - assieme ad Alfredo Troisi (scene) ed Artemio (costumi) - ha dato a quest'opera, riversandone le trame drammaturgiche nel contenitore un poco scontato del luogo comune, con scene da cartolina e costumi variopinti. Una Svizzera che non esiste più neanche in pubblicità, ma che qui nelle intenzioni ha la valenza di un ritorno all'impianto più classico, innestato su un'opera che rappresenta uno degli esempi riconosciuti dell'arte del bel canto. E appunto il canto è stato dunque protagonista, grazie ad una compagine vocale che ha saputo risolvere certi incipienti squilibri (di volumi sonori, innanzitutto) attraverso una resa omogenea che ha giovato soprattutto all'impressione generale, limitando in alcuni casi le individualità come quella di Eva Mei, che ha proposto una Amina interpretata con garbo, efficace nel controllo vocale e mai sopra le righe. Anzi, piuttosto misurata, quasi discreta nel dialogare con gli altri personaggi che abitano quest'opera, primo tra tutti l'Elvino di Antonino Siragusa il quale, se non ha fatto sfoggio di una voce potente, ha restituito il suo personaggio attraverso una buona dose di impegno. Una caratteristica che ha accomunato ai due protagonisti anche gli altri interpreti impegnati: Mirco Palazzi nel ruolo di un Rodolfo funzionale al personaggio, Alessandra Ruffini (Lisa), Grazia Gira (Teresa), Andrea Patucelli (Alessio) e Amleto Ferrelli nel ruolo di un notaio forse troppo "macchietta". L'orchestra e il coro del Teatro Regio di Parma hanno seguito Gérard Korsten su tempi a tratti marcatamente morbidi, in una resa musicale non più che funzionale, nella quale si sono smarrite alcune trasparenze che la partitura racchiude. Buono il successo di pubblico, con applausi a scena aperta e un caloroso saluto alla fine.

Note: nuovo allestimento, nuova produzione

Interpreti: Palazzi, Mei, Siragusa, Ruffini, Gira, Patucelli, Ferrelli

Regia: Pier Francesco Maestri

Scene: Alfredo Troisi

Costumi: Artemio

Coreografo: Francesco Frola

Orchestra: Orchestra del Teatro Regio di Parma

Direttore: Gérard Korsten

Coro: Coro del Teatro Regio di Parma

Maestro Coro: Martino Faggiani

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista 

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo