Il Teatro Marrucino di Chieti, uno delle strutture teatrali più antiche dell'Abruzzo (fu inaugurato nel 1818, ma già prima esisteva nella città abruzzese un'attività di teatro musicale), reinaugurato qualche anno fa dopo un restauro, è riuscito in poco tempo a imporsi come il soggetto produttivo di teatro musicale "ufficiale" della regione, conquistandosi la qualifica di "Teatro Lirico d'Abruzzo" e una dimensione di finanziamenti annuali che nessuna istituzione regionale era riuscita finora ad ottenere. Merito senza dubbio di tenacia, lungimiranza, passi giusti e savoir-faire di chi ha voluto e di chi ha gestito la rinascita del teatro, prima come laboratorio lirico di formazione (ma le voci ospitate, i primi anni, sono state anche di primissima qualità), ora come soggetto stabile. Certo, il passo compiuto nella dimensione istituzionale ed economica implicherebbe un salto di qualità, la cui prima verifica è stata la stagione concentrata, per il 2002, nell'ultima parte dell'anno: un Don Giovanni di Mozart, una Manon Lescaut di Puccini e per chiudere Elisir d'amore, nell'arco di un mese, il che significa giocoforza - per una realtà giovane, anzi quasi neonata - almeno un sensibile fiatone organizzativo. Però, la Manon che abbiamo visto è stata realizzata in una semplificata forma semiscenica, il che riduceva in modo drastico le difficoltà che un'opera musicalmente - e scenicamente - così complessa avrebbe posto. Poi, Enrico Stinchelli (che di questa forma era il curatore) ha cercato lodevolmente di inventarsi un qualcosa di più vicino possibile all'allestimento scenico, ma i limiti insiti in partenza nell'operazione sono venuti ancor più sensibilmente a galla in alcuni movimenti tutt'altro che credibili. Gli anni di laboratorio orchestrale, con giovani strumentisti seguiti da tutors, sono quelli che alla prova dei fatti hanno dato il miglior risultato: l'Orchestra del Marrucino, diretta da Nicola Colabianchi, ha retto bene il confronto, almeno per tre atti su quattro, con una partitura che nella scrittura sinfonica ha il suo cuore pulsante, dimostrando suono bello e di buona escursione dinamica, solidità ritmica, tempi sempre ben staccati e tirati; qualche problema, invece, nel raccordo con la scena, con il coro soprattutto. Le voci si sono dimostrate tutte almeno professionali: Nausicaa Policicchio (Manon), Franco Giovine (Lescaut), Cesidio Iacobone (Geronte), hanno cercato di mettere a frutto al meglio le proprie risorse vocali, e siccome la protagonista canta con gusto ed intelligenza, ha avuto i suoi ottimi momenti, nella zona iniziale dell'opera, salvo risentire un po' di fatica verso la fine. Maria Rita Chiarelli, nella parte secondaria del Musico, e Mario Marchese Leonardi in quella ben più ponderosa di Des Grieux, avevano buoni numeri vocali, ma quelli del protagonista maschile non erano poi adeguatamente curati, e finivano, negli a due, col non stare al passo, quanto a pulizia timbrica e intonazione, con quelli meglio gestiti di Manon. Completavano il cast Franco Becconi, Maurizio Zanchetti, Christian Starinieri e Alice Casarotti. Insomma, per il Teatro Marrucino qualche buon presupposto, nel solco della produzione degli anni passati, da verificare più a lungo termine sotto gli aspetti qualitativo ed organizzativo.
Note: allestimento in forma semiscenica
Interpreti: Nausicaa Policicchio, Mario Marchese Leonardi, Franco Giovine, Cesidio Iacobone, Franco Becconi, Maria Rita Chiarelli, Maurizio Zanchetti, Christian Starinieri, Alice Casarotti
Regia: Enrico Stinchelli
Orchestra: Orchestra del Teatro Marrucino
Direttore: Nicola Colabianchi
Coro: Coro del Teatro Marrucino
Maestro Coro: Fabio D'Orazio