La leggerezza händeliana

Recensione
classica
Klangbogen Wien Wien
Georg Friedrich Händel
08 Luglio 2002
L'idea di frequentare una rappresentazione operistica in una tiepida sera di inizio estate, invece di sedersi in uno dei numerosi locali all'aperto, non è sicuramente tra le più apprezzate. E infatti, il celebre teatro viennese, contrariamente alla norma, non era gremito fino all'ultimo palco. Male, perché la performance, una lettura dell'opera in forma di concerto caratterizzata da estrema leggerezza e freschezza, è stata apprezzata dal pubblico, scappato dall'afa e dalla pesantezza climatica della città. Christophe Rousset e l'orchestra propongono un'infinita ricchezza di situazioni strumentali, differenziate non solamente in base alla dialettica solo/tutti di derivazione secentesca, ma soprattutto da un attenta resa strumentale, alternante passaggi morbidi ed incisivi, linee melodiche di intensa espressività e momenti di enfasi strumentale, mai però scadenti nel pomposo. La linea melodica è articolata in una molteplicità di sfumature dinamiche e il concerto tra i vari strumenti è sempre armonico, anche nei recitativi secchi, quando Rousset stesso si siede al secondo clavicembalo doppiando l'accompagnamento. Bravi anche i solisti, soprattutto i fiati, che hanno eseguito parti estremamente complesse con chiarezza di intonazione e di espressione. Il cast dei cantanti ha dominato egregiamente sulla complessa partitura, nella quale si alternano e si intrecciano in un continum virtuosistico situazioni di estrema drammaticità lirica e di bravura vocale. L'Arianna di Sandrine Piau è intensamente drammatica e molto femminile e sebbene la voce tendesse a volte ad offuscarsi nelle colorature nei registri alti, la ricchezza e la sottigliezza espressiva della sua voce, soprattutto nei lamenti e nelle situazioni amorose, ha convinto il pubblico, che spesso e volentieri si è abbandonato ad applausi, lunghi e sostanziosi, tra i vari numeri. Straordinaria Kristina Hammarström nel ruolo di Teseo. La sua resa vocale è sempre sicura ma la stanchezza, comprensibile, alla fine dell'opera è udibile da alcuni cali di volume, ma mai di intensità. Il timbro della sua voce è incredibilmente compatto e morbido, in tutti i registri vocali ed espressivi. Coerente alla situazione musicale è la sua interpretazione vocale, in cui erosimo ed amore si fondono in unità drammatica e in cui abbellimento e coloratura non sono fini a se stessi, ma espressione organica di una necessità musicale e vocale. Bravissimi anche gli altri interpreti, soprattutto Ann Hallenberg e Evgueniy Alexiev che hanno saputo dare un'immagine plastica dei personaggi da loro interpretati, nonostante si trattasse di un esecuzione in forma di concerto. L'aggressività e la tirannia del Minotauro e di Tauride è trasmessa con puri stratagemmi canori, e Alexiev rende ottimamente l'ironia quasi schernente ed arrogante del Minotauro, che sconfitto al termine dell'opera si rassegna, adeguando il registro vocale alla sua nuova situazione di suddito e di perdente. Brave anche Anne-Lise Sollied, la cui semplice ed umana interpretazione di Alceste ci è sembrata molto realistica e quasi naturale, e Ewa Wolak, il cui timbro tuttavia ci è sembrato a volte troppo cupo ed intenso per questo tipo di repertorio. Le tre ore abbondanti dello spettacolo sono passate senza pesantezza, anzi il pubblico è uscito divertito ed allietato e nei loro volti si leggeva chiaramente la soddisfazione di una serata ben riuscita, magari da proseguire in uno dei numerosi bar a cui all'inizio abbiamo accennato, per guardare e farsi vedere, ma soprattutto per finire in leggerezza una serata tiepida di inizio estate.

Note: Esecuzione in forma di concerto

Interpreti: Sandrine Piau, Kristina Hammarström, Anne-Lise Sollied, Evgueniy Alexiev, Ann Hallenberg, Ewa Wolak

Orchestra: Les Talens Lyriques

Direttore: Christophe Rousset

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