La leggerezza händeliana
Recensione
classica
L'idea di frequentare una rappresentazione operistica in una tiepida sera di inizio estate, invece di sedersi in uno dei numerosi locali all'aperto, non è sicuramente tra le più apprezzate. E infatti, il celebre teatro viennese, contrariamente alla norma, non era gremito fino all'ultimo palco. Male, perché la performance, una lettura dell'opera in forma di concerto caratterizzata da estrema leggerezza e freschezza, è stata apprezzata dal pubblico, scappato dall'afa e dalla pesantezza climatica della città. Christophe Rousset e l'orchestra propongono un'infinita ricchezza di situazioni strumentali, differenziate non solamente in base alla dialettica solo/tutti di derivazione secentesca, ma soprattutto da un attenta resa strumentale, alternante passaggi morbidi ed incisivi, linee melodiche di intensa espressività e momenti di enfasi strumentale, mai però scadenti nel pomposo. La linea melodica è articolata in una molteplicità di sfumature dinamiche e il concerto tra i vari strumenti è sempre armonico, anche nei recitativi secchi, quando Rousset stesso si siede al secondo clavicembalo doppiando l'accompagnamento. Bravi anche i solisti, soprattutto i fiati, che hanno eseguito parti estremamente complesse con chiarezza di intonazione e di espressione. Il cast dei cantanti ha dominato egregiamente sulla complessa partitura, nella quale si alternano e si intrecciano in un continum virtuosistico situazioni di estrema drammaticità lirica e di bravura vocale. L'Arianna di Sandrine Piau è intensamente drammatica e molto femminile e sebbene la voce tendesse a volte ad offuscarsi nelle colorature nei registri alti, la ricchezza e la sottigliezza espressiva della sua voce, soprattutto nei lamenti e nelle situazioni amorose, ha convinto il pubblico, che spesso e volentieri si è abbandonato ad applausi, lunghi e sostanziosi, tra i vari numeri. Straordinaria Kristina Hammarström nel ruolo di Teseo. La sua resa vocale è sempre sicura ma la stanchezza, comprensibile, alla fine dell'opera è udibile da alcuni cali di volume, ma mai di intensità. Il timbro della sua voce è incredibilmente compatto e morbido, in tutti i registri vocali ed espressivi. Coerente alla situazione musicale è la sua interpretazione vocale, in cui erosimo ed amore si fondono in unità drammatica e in cui abbellimento e coloratura non sono fini a se stessi, ma espressione organica di una necessità musicale e vocale. Bravissimi anche gli altri interpreti, soprattutto Ann Hallenberg e Evgueniy Alexiev che hanno saputo dare un'immagine plastica dei personaggi da loro interpretati, nonostante si trattasse di un esecuzione in forma di concerto. L'aggressività e la tirannia del Minotauro e di Tauride è trasmessa con puri stratagemmi canori, e Alexiev rende ottimamente l'ironia quasi schernente ed arrogante del Minotauro, che sconfitto al termine dell'opera si rassegna, adeguando il registro vocale alla sua nuova situazione di suddito e di perdente. Brave anche Anne-Lise Sollied, la cui semplice ed umana interpretazione di Alceste ci è sembrata molto realistica e quasi naturale, e Ewa Wolak, il cui timbro tuttavia ci è sembrato a volte troppo cupo ed intenso per questo tipo di repertorio. Le tre ore abbondanti dello spettacolo sono passate senza pesantezza, anzi il pubblico è uscito divertito ed allietato e nei loro volti si leggeva chiaramente la soddisfazione di una serata ben riuscita, magari da proseguire in uno dei numerosi bar a cui all'inizio abbiamo accennato, per guardare e farsi vedere, ma soprattutto per finire in leggerezza una serata tiepida di inizio estate.
Note: Esecuzione in forma di concerto
Interpreti: Sandrine Piau, Kristina Hammarström, Anne-Lise Sollied, Evgueniy Alexiev, Ann Hallenberg, Ewa Wolak
Orchestra: Les Talens Lyriques
Direttore: Christophe Rousset
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