Una leonessa di classe congeniale a Butterfly

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Recensione
classica
Teatro Lirico Giuseppe Verdi Trieste
Giacomo Puccini
23 Maggio 2002
Festosa serata al Teatro "Verdi", a chiusura del cartellone invernale, con una, a dir poco, spettacolare "Butterfly". Il capolavoro pucciniano è ritornato a Trieste per la quattordicesima volta nell'arco di novant'anni proponendo appieno tutta la sua capacità di commuovere e di esercitare quel ricatto dei sentimenti al quale il pubblico non può sottrarsi. Puccini ha celebrato in "Madama Butterfly" una magistrale rielaborazione personale del concetto di esotismo, innestando un'angosciosa tragedia di abbandono e maternità ferita entro l'originario impianto feuillettonistico firmato da David Belasco, che diede la stura a questo sofferto lavoro. La versione corrente, ossia la quarta, dalla quale l'autore espunse ben 370 battute, è quella che di norma viene proposta nei teatri di tutto il mondo, poiché raro è l'ascolto dell'obliata Ur-Butterfly scaligera, di cui ricordo un magistrale allestimento alla Fenice di Venezia, in alternanza con la versione definitiva, giusto un ventennio fa. Ma a Trieste la versione d'uso era attesa egualmente con febbrilità perché in essa l'eroina era incarnata dalla straordinaria artista friulana Fiorenza Cedolins, la quale proprio al Teatro "Verdi" del capoluogo giuliano aveva esordito come semplice corista. Vi fu poi il gran balzo nel 1996, con la vittoria nel concorso "Luciano Pavarotti Voice Competition". Ieri la Cedolins ci ha donato emozioni autentiche; il suo timbro sopranile, scuro, espressivo, lirico, ci ha aiutato a recuperare commozione, amore, sentimenti, sofferenze femminili universali. Di fatto l'orientalismo scaltro di Puccini è una semplice circostanza in cui vive la sua eroina, e la Cedolins l'ha colto magicamente nella parsimoniosa, impeccabile e signorile gestualità dei rituali compassati nipponici. Ma la musica e la vocalità dei testi sono pur sempre italianissime e, anche qui, la Cedolins si è rivelata bravissima, espressiva, dominatrice, sfoderando leggerezze flautate, filati da manuale, grazie spiritualizzate, liricità di prim'ordine, emozioni imprevedibili che il pubblico ha apprezzato immediatamente fin dal suo apparire in scena, impareggiabile nel porgere tutta una sequela di perfezioni tecniche che paiono sgorgare naturalmente e senza alcuna fatica. Ed è sempre più raro al giorno d'oggi ascoltare una voce di tale morbidezza, di tale genuinità, priva di qualsiasi minima pecca. Tutta la compagnia di canto è ad ogni modo parsa a proprio agio nella partitura pucciniana: pregevolissima e drammatica la Suzuki del mezzosoprano Chiara Chialli, brava fraseggiatrice; bella voce e generosità di squillo possiede Mario Malagnini, nel ruolo di Pinkerton; tratteggia bene Sharpless Alberto Mastromarino; inappuntabile il Goro di Aldo Orsolini; e bravi anche i comprimari. L'orchestra del "Verdi" era galvanizzata sotto la bacchetta di sicura di Fabrizio Maria Carminati. Il coro, guidato da Marcel Seminara, è stato duttile e preciso in ogni occasione. Federico Tiezzi e Pier Paolo Bisleri, regista e scenografo, hanno costruito lo stage di "Madama Butterfly" puntando all'essenzialità. Nella razionale ricerca di un comune denominatore tra musica e legami spazio-temporali, i due hanno cercato di rendere meno insopportabilmente ridondante e falsamente giapponesizzante l'ambientazione, giocata piuttosto sui bellissimi contrasti di colore (nero-arancio, nero-rosso, viola-grigio, verde sfolgorante, bianco-nero), definita da un accorto taglio luministico (curato da Claudio Schmid), per lasciare spazio al movimento dei cantanti-attori. Le scenografie poco ingombranti, estremamente semplici e raffinate, sono servite a privilegiare la travolgente partitura pucciniana e a mettere a fuoco al meglio la tragedia della protagonista. Nel secondo atto vi è stata un'azzeccata concessione spostata nel tempo: l'azione, entro la casa minimalista di Butterfly, si sposta perlopiù in cucina, di stile americano anni Cinquanta, ove è vissuta l'interminabile, ossessiva attesa di Butterfly del ritorno di Pinkerton. Splendidi i costumi ideati da Giovanna Buzzi, realizzati con materiali preziosi. Alla fine acclamazioni entusiastiche, spontanee, compatte e interminabili, e lancio di fiori a profusione.

Note: allestimento del Teatro Vittorio Emanuele di Messina

Interpreti: Cedolins / Wei, Malagnini / Rossi Giordano, Mastromarino / Balzani, Orsolini, Chialli / Lanza

Regia: Federico Tiezzi

Scene: Pier Paolo Bisleri

Costumi: Giovanna Buzzi

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Direttore: Fabrizio Maria Carminati

Coro: Coro del Teatro Lirico "G. Verdi" di Trieste

Maestro Coro: Marcel Seminara

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