Un segreto svelato

Il matrimonio segreto di Cimarosa rivela tutto il suo fascino nella lettura di Pierre Audi e Christophe Rousset, e conquista ancora una volta il pubblico parigino

Recensione
classica
Théâtre des Champs Elysées Parigi
Domenico Cimarosa
18 Marzo 2002
Il matrimonio segreto di Cimarosa è uno di quelle pietre miliari di cui tutti sanno ma che non molti conoscono. Famosissimo in tutta Europa all'inizio dell'Ottocento, celebrato da Stendhal, è l'opera che probabilmente ha goduto del più grande successo immediato dopo la prima rappresentazione, ed ha anche la distinzione di essere stato il più incredibile bis nella storia della musica: infatti dopo la prima rappresentazione al Burgtheater in Vienna il 7 febbraio 1792 l'imperatore Leopoldo II, incantato dal pezzo, invitò a cena i protagonisti e richiese una ripetizione dell'intero lavoro quella stessa sera nei propri appartamenti privati. Questo da parte dell'imperatore che aveva disdegnato La clemenza di Tito, scritta per la sua incoronazione, e che non era famoso per il suo gusto musicale. Il confronto con Mozart, morto due mesi prima, non può essere favorevole per nessuno, ed è anche ingiusto, perché nonostante il librettista del Matrimonio segreto fosse quello stesso Giovanni Bertati il cui libretto per il Don Giovanni di Gazzaniga era stato la fonte letteraria per il Don Giovanni di Da Ponte, il mondo abitato dalla commedia di Cimarosa è ben diverso da quello delle commedie mozartiane, ed è più vicino al mondo rossiniano della Cenerentola. Ma per chiunque abbia assistito alla rappresentazione del lavoro di Cimarosa al Théâtre des Champs-Elysées l'incredibile successo del lavoro non sembra più tanto un mistero, ed in realtà una pagina della storia della musica si rivela con molta più chiarezza. Christophe Rousset ha fatto dell'esplorazione del patrimonio operistico 'intorno a Mozart' e della riscoperta della scuola napoletana la missione artistica del suo gruppo, Les Talens Lyriques. Nel suo curriculum sono lavori di Traetta, Jommelli, un altro Cimarosa, Il mercato di Malmantile, e Martin Y Soler. Il principio dominante della sua lettura tende ad essere il fatto che questi lavori sono prima di tutto teatro, e che solo in questi termini possono rivelare tutto il loro fascino: visti i risultati è difficile dargli torto. In questo è senz'altro aiutato dalla regia di Pierre Audi, che va dritto all'essenza teatrale del lavoro e lo tratta come una commedia goldoniana: i costumi sono d'epoca, e le scenografie stilizzate di Chloe Obolensky gli forniscono una diversità di spazi che egli usa con grande musicalità, e un numero adeguato di porte, attraverso cui il gioco dei malintesi, tipico della commedia, si può evolvere. Non poco merito va agli interpreti, le cui abilità drammatiche sono pari a quelle vocali: Bruno Praticò è perfetto per il ruolo di Geronimo, un Don Magnifico ante-litteram, preoccupato più del proprio onore e della propria tasca che della felicità delle figlie. Lorenzo Regazzo è irresistibile nell'ambigua caratterizzazione del Conte Robinson, e la fisicità della sua interpretazione esce dritta dritta dalla commedia dell'arte. Jeffrey Francis affronta senza problemi l'impossibile tessitura del ruolo di Paolino, e senza esagerare i tratti lamentevoli spesso associati a questo personaggio. Bernarda Fink rivela un inaspettato lato comico nel ruolo di Fidalma, e Laura Giordano nel ruolo di Carolina associa una grande presenza scenica ad una voce di rara purezza e agilità. Su tutti emerge l'Elisetta di Anna Maria Panzarella, che con la sua aria del secondo atto, Se son vendicata, conquista il pubblico parigino sfoggiando grande tecnica vocale e considerevole temperamento. Con un cast di questo livello a Rousset rimane poco da fare, ed in verità il suo più grande merito è quello di aver accompagnato in maniera perfetta, senza mai intromettersi e con una scelta di tempi irreprensibile. Questa è una esecuzione che non lascia dubbi sulle ragioni dell'imperatore Leopoldo, ed anche per il publico contemporaneo la tentazione di richiedere un bis integrale rimane decisamente grande.

Interpreti: Praticò, Panzarella, Giordano, Fink, Regazzo, Francis

Regia: Pierre Audi

Scene: Chloe Obolensky

Costumi: Chloe Obolensky

Orchestra: Les Talents Lyriques

Direttore: Christophe Rousset

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista